[11/10/2007] Urbanistica

La tassa di Soru non fa paura, e nemmeno la nautica nelle aree protette

LIVORNO. Il salone della nautica a Genova continua, sottolineando la crisi del segmento “più povero”, evidenziata anche dalla notizia che arriva dalla Sardegna: la tassa che il presidente Sorui ha messo sulle barche di lusso non ha scacciato i mega-yacht, anzi quest’anno sono aumentati. Come mai non si sono rivelati giusti gli allarmi di chi parlava di una tassa che avrebbe scacciato i ricchi? Lo chiediamo a Sebastiano Venneri, responsabile nazionale di Legambiente per il mare.

«Sicuramente – dice Venneri – una “tassa sul lusso” di 100 o mille euro non scoraggia chi possiede una barca da diporto dai 14 metri in su dall’affacciarsi sulle coste dell’isola che è considerata la regina del Mediterraneo. La qualità ambientale della Sardegna, evidentemente, tira più dello spauracchio della tassa. Va anche detto che l’aumento di quest’anno è però sulla flessione del 2006, quindi c’è una ripresa che fa capire come misure di questo tipo vengono riassorbite tranquillamente da un mercato con grandi disponibilità economiche»

Quindi va tutto bene?
«Visto che è la prima volta che si sperimenta questo tipo di tassa, aggiustamenti sono utili ed auspicabili. La tassa regge perché si applica nella sola Sardegna, ma se anche altre regioni, mettiamo la Toscana, la Liguria, il Lazio e la Campania, ad alta densità di porti e diporto, usassero lo stesso criterio, sarebbe difficilmente sostenibile. 5 tasse in 5 regioni?»

E allora quale potrebbe essere la soluzione?
«Forse sarebbe meglio una tassa tarata sul soggiorno effettivo, altrimenti diventa come il bollo della macchina, una tantum come quella di Soru. L’altro problema, infatti, è che la tassa funziona ma genera sommerso, che si ripercuote anche sull’ambiente. Le barche che vogliono sfuggire alla tassa invece che in porto si mettono in rada o in cale isolate, con aramento di fondali, danneggiamento delle praterie di posidonia, scarichi incontrollati a mare. Infatti il Corpo forestale dello Stato, che è delegato alla sorveglianza, i controlli li fa in porto, ma senza rafforzare i controlli lungo le coste si finisce per favorire i furbetti e gli inquinatori»

Quindi una tassa che rischia di non difendere davvero l’ambiente?
«Non proprio, ha molti effetti positivi. Ma, e questo vale per tutte le tasse ambientali, deve essere legata a servizi di qualità, soprattutto al mantenimento e miglioramento della qualità ambientale».

A proposito di qualità ambientale, lei domani partecipa al salone di Genova al Convegno: ´”Aree Marine Protette e turismo nautico, Verso la terza Conferenza nazionale delle Aree Protette”, che vede la presenza di ministero dell’ambiente, Unione nazionale dei cantieri e delle industrie nautiche e affini (Ucina), Federparchi, associazioni ambientaliste, parchi ed aree marine protette, ci può dire di cosa si tratta?
«Questo incontro fa seguito a quello organizzato da Legambiente nel 2006, sempre a Genova, in seguito al protocollo di intesa tra noi ed Ucina che io considero importantissimo, alla stregua di quello tra Legambiente e mondo della pesca sulle aree marine protette che permise ai pescatori di uscire da un ruolo marginale. Un accordo che ha portato al tavolo tecnico del ministero dell’ambiente su nautica ed aree marine protette che in pochissimi mesi ha dato risposte concrete alla nautica nelle Amp, con una fruizione migliore e più controllata ed aggiornata rispetto ad una normativa vigente che risale addirittura a 25 anni fa che non tiene conto dei rapidissimi sviluppi del settore, che non è al passo con le nuove tecnologie della nautica, che fissa limiti di lunghezza delle barche, senza tener conto che una moderna imbarcazione super attrezzata di oggi produce sicuramente meno impatto sull’ambiente marino di una vecchia imbarcazione molto più piccola. I nuovi criteri emersi dal tavolo tecnico per la nautica nelle Amp si basano sulla premialità ambientale, sul riconoscimento della sostenibilità ecologica delle imbarcazioni rispetto alle Amp»

E il convegno di quest’anno?
«Vuole essere un momento per far dialogare e crescere insieme il mondo dei parchi, della nautica e dell’ambientalismo che si riteneva fossero obbligatoriamente lontani. Ma ho l’impressione che Legambiente, Ucina ed imprenditoria privata del settore su questi temi abbiano un passo molto più veloce di quello di certe Aree marine protette».

Torna all'archivio