[11/10/2007] Rifiuti

L´assessore Bramerini a greenreport: ecco la mia Toscana sostenibile

LIVORNO. Anna Rita Bramerini è assessore all’ambiente della Regione Toscana dal luglio scorso. Subito dopo la nomina dichiarò di volersi prendere un po’ di tempo per studiare le questioni delicatissime (basta pensare che la maggior parte dei motivi di dissenso tra maggioranza e rifondazione in Toscana riguardano proprio temi ambientali) che si sarebbe trovata ad affrontare. Oggi la intervistiamo, ben consapevoli che è stata messa alla guida di un´auto in piena corsa, visto che ormai siamo a metà legislatura.

Assessore Bramerini, non crede che in questa precisa fase storico-politica tutto stia ad indicare che si debba passare dal concetto di salvaguardia (ambientale) a quello di sostenibilità (che implica un diverso orientamento dell´economia) e dunque che è superata la stessa organizzazione della regione in specifico assessorato all´ambiente?
«Sono d’accordo sul fatto che la sostenibilità ambientale sia un argomento di primaria importanza e trasversale, infatti nel Piano regionale di sviluppo (Prs) che la Toscana si è data, la sostenibilità non è una politica settoriale ma è un concetto trasversale ed intrinseco a tutti i settori, dai trasporti all’energia, dalla pianificazione territoriale allo sviluppo economico, dai rifiuti al welfare, dalla qualità dell’aria all’efficienza energetica delle imprese e delle abitazioni. Detto questo ritengo comunque utile, anzi fondamentale, continuare ad avere un assessorato all’ambiente con compiti di coordinamento e programmazione delle politiche ambientali in stretto raccordo con gli altri assessorati».

La Toscana è famosa per i suoi paesaggi e per il suo ambiente naturale e culturale, ma da più di un decennio vive una conflittualità sempre più acuta quasi esclusivamente proprio su questo versante. Come legge questa contraddizione: gli amministratori toscani stanno dilapidando un patrimonio storico, oppure non riescono a prendere decisioni di politica economica che implicherebbero una trasformazione sostenibile e il cui esito è, invece, la conservazione degli squilibri esistenti?
«Per affrontare questo tema dobbiamo saper distinguere tra il ‘rumore mediatico’, che per vari motivi ha posto ingiustamente la Toscana sotto i riflettori nazionali come un esempio di contraddizioni fra sviluppo e tutela dell’ambiente e del paesaggio, e la situazione reale, che invece vede la Toscana come una delle regioni italiane dove l’attenzione alla sostenibilità è tra le più alte. Lo conferma proprio il dibattito in corso, che ha assunto toni non condivisibili. Non voglio negare che esista qualche criticità e che alla Toscana sia ‘richiesta’ più attenzione che altrove, proprio per il valore che da noi hanno assunto l’ambiente e il paesaggio, ma il contrasto che vedo è piuttosto tra chi pensa alla Toscana come ad una cartolina da preservare, e chi invece immagina questa regione come una terra dinamica, che deve puntare sulla qualità ma anche su una crescita che non può prescindere dalla sostenibilità sociale, ambientale ed economica».

Negli ultimi 10-15 anni, in quasi tutte le diverse "Toscane della Toscana", la comune parola d´ordine per definire lo sviluppo è stata ed è "diversificazione". Non crede invece che si debba passare da questa parola a quella di "sostenibilità" per definire l´orientamento da dare a tutte le attività umane presenti nella nostra regione?
«Come ho detto, il Prs della Toscana parla di sviluppo di qualità, di innovazione, di dinamismo sostenibile e di una attenzione forte alla coesione sociale. Queste sono le nostre parole chiave e quello che vogliamo è una società fatta di lavoro qualificato e diritti del lavoro, produzioni industriali e terziarie fondate sulla conoscenza e sull’innovazione, tutto questo per uno sviluppo che porti a una crescita di qualità sostenibile sia dal punto sociale che da quello ambientale. Forse dovremmo intenderci su un significato oggettivo della ‘sostenibilità’ e non su una sua definizione unilaterale, a volte apodittica, che viene anche strumentalmente declinata ad uso e consumo di chi spesso utilizza questo concetto per sostenere tesi insostenibili».

Non crede che per togliere dalle secche di dibattiti sterili ed evanescenti su ciò che è e ciò che non è sostenibile si debba (finalmente) mettere mano, operativamente, all´adozione di un sistema di contabilità ambientale che permetta di ancorare le scelte meno alle opinioni e più sui dati fisici?
«La contabilità ambientale è uno dei punti di forza della nuova edizione del Piano di indirizzo territoriale (Pit), ed è alla base della filosofia di approccio del Piano regionale di azione ambientale (Praa). E’ uno degli strumenti cardine delle metodologie di valutazione integrata proposte dai nuovi strumenti della programmazione economica, territoriale e ambientale in Toscana ed in questo senso può dare un utile contributo ad alimentare un dibattito serio e costruttivo».

L´interazione fra attività umane e natura è segnata dai flussi di energia e di materia. Sulla produzione e sull´utilizzo di energia il dibattito, è oramai consolidato, mentre sui flussi di materia (ancorchè l´Istat abbia prodotto interessanti studi) l´analisi langue, la divulgazione è inesistente, la ricerca li ignora, la competitività non ne è permeata, l´innovazione idem e la politica........non sa neanche cosa siano e va a sbattere sistematicamente sugli effetti, i rifiuti, sovrapponendoli e confondendoli con le cause. Le dice nulla la curva del Pil toscano degli ultimi 10 anni comparata con quella della produzione dei rifiuti?
«La Regione non ha certo i mezzi per trasformare l’economia globale e i suoi caratteri fondamentali, che sono ancora in gran parte del mondo, improntati ad un forte consumo energetico e ad una forte ‘manipolazione e trasformazione’ di materia. Il passaggio da un’economia a forte consumo energetico ad un’economia attenta e ‘risparmiatrice’ di energia è legato a fenomeni globali. Lo stesso vale per il passaggio da una economia ‘materiale’ ad una più legata ai servizi, alle informazioni, alle idee, meno dissipatrice e forse anche più in grado di rispondere alle esigenze più profonde degli uomini. La Regione può partecipare culturalmente a questo processo, lavorare per sviluppare un benessere fatto di servizi, partecipazione attiva, cultura, ma da questo punto di vista non può fare molto di più in un’economia globalizzata.
Proprio a questa prospettiva di passaggio da un’economia ‘materiale’ ad un’economia della cultura e dei servizi è legata quella di una riduzione dei rifiuti. E’ un fenomeno che non si può attivare solo dal nostro livello istituzionale, sebbene ci stiamo impegnando a farlo, ma per il quale servono politiche che siano almeno europee e nazionali.
Amministrando il settore dei rifiuti si può contribuire ad impostare correttamente il dibattito sulla loro crescita, che in un’economia globalizzata, è legata alla crescita delle produzioni e dei consumi. Dobbiamo avere chiaro che i rifiuti non sono solo quelli di prodotto, ma anche quelli di processo e che la politica, a partire da quella nazionale, può favorire buone pratiche di minimizzazione».

Risparmio, efficienza e alternative energetiche pretendono strumenti cogenti: ci può dire quando sarà disponibile il Pier, visto che nel frattempo tutti fanno tutto, in nome della diversificazione ( e degli incentivi) e a prescindere dalla sostenibilità e (a volte) anche della Valutazione d´impatto ambientale?
«Il nuovo Piano dell’energia sarà approvato dalla Giunta regionale entro l’anno. Grazie a questo atto avremo gli strumenti e le procedure (oltre che gli incentivi) per il risparmio energetico, per la certificazione energetica e per aumentare la produzione da fonti alternative. Il tutto in nome della sostenibilità e della mitigazione dell’effetto serra. Dire che ‘tutti fanno tutto’ è ingeneroso visto che oggi si ‘fa’ quello che la normativa in materia e gli altri strumenti di programmazione e pianificazione consentono di fare».

Ci dice tre cose che vorrebbe fare da qui alla fine della legislatura?
«Da quanto ho potuto vedere in questi primi mesi, entro la fine della legislatura vorrei anzitutto riuscire a far attuare una corretta ed integrata gestione del ciclo dei rifiuti, secondo le previsioni contenute nei Piani provinciali, accompagnando a questo percorso controlli più efficienti, un sistema di raccolta differenziata più efficace, spingendo le aziende a processi di innovazione tecnologica, senza dimenticare il tema dei rifiuti speciali.
Come seconda cosa vorrei completare l’attuazione del Pier, una volta approvato, e il Piano di miglioramento della qualità dell’aria con il sostegno alla programmazione e alle azioni degli enti locali. Infine vorrei sviluppare una forte azione di comunicazione su questi temi per una corretta impostazione delle problematiche ad essi relative.
Questi obiettivi, ovviamente, tengono conto degli impegni assunti dal Governo regionale per la legislatura e di quanto realizzato fino ad oggi dalla Regione Toscana».

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