[11/10/2007] Parchi

A Pisa per discutere dell’autonomia dei parchi

PISA. Domani la Legautonomie della Toscana organizza a Pisa un incontro dibattito su “Parchi e istituzioni. La nuova legge della regione Toscana e il Codice delle Autonomie” che sarà concluso da Marco Betti, assessore regionale ai parchi e alle aree naturali protette. Chiediamo a Renzo Moschini, responsabile nazionale dei parchi di Legautonomie, che terrà la relazione introduttiva, di cosa si tratta.
«Lo scopo del Convegno – dice Moschini – è quello di fare il punto di una situazione nella quale i parchi toscani rischiano di uscirne come un “omissis”, soprattutto dopo le vicende come quella di Monticchiello, che non dimentichiamolo è dentro l’Area naturale protetta di interesse locale (Anpil) della Valdorcia. Dalle notizie che abbiamo sulla nuova proposta di legge sui parchi, sembra che i tempi e le procedure saranno lunghi. Ma di procedure è ‘morta’ tanta gente e i parchi non possono aspettare ancora molto tempo».

Cosa chiederete al nuovo assessore regionale?
«Proporremo all’assessore di promuovere lui una riunione, un convegno, un incontro dei parchi toscani, sia regionali che nazionali o Anpil, per fare il punto e rilanciare la politica delle aree protette, di ricominciare a girare la manovella, magari partendo dal Codice Urbani»

E questo come interessa i parchi?
«Faccio un esempio: sulla base del Codice Urbani il Piemonte ha istituito in provincia di Cuneo un parco fluviale, con un piano dell’area protetta che include anche il paesaggio. L’avvocatura dello Stato lo ha impugnato, perché il paesaggio non sarebbe di competenza dei parchi. La vicenda di Monticchiello ha confermato questo atteggiamento: tutti hanno invocato l’intervento di Rutelli, del ministero dei beni culturali, e nessuno o quasi ha pensato che questa cosa, la difesa del paesaggio, i parchi toscani la fanno da sempre. Questa è quindi una cosa che va gestita e presa in mano, con il recupero di un ruolo forte delle regione sui parchi, soprattutto ora che tutti i parchi sono praticamente a regime, ma non c’è nessuno che li mette davvero insieme».

Ma i parchi non le sembrano un po’ in crisi?
«E’ innegabile che i parchi, dopo una forte crescita e un buon successo, abbiano bisogno di riflettere sul proprio ruolo e funzionamento, soprattutto i parchi nazionali e le aree marine protette che hanno più problemi. Questo è stato evidenziato anche dagli incendi di quest’estate, si è toccato con mano che imposizioni centraliste come il ruolo di sorveglianza affidato solo al Corpo Forestale dello Stato o il direttore scelto dal ministro dell’ambiente, cioè di due strumenti di gestione essenziale ma che però dipendono da altri, rendono difficile una gestione davvero autonoma ed agile. I parchi devono fare le loro scelte sulla base delle loro reali esigenze, quindi anche scegliere il direttore più indicato per la singola realtà e non in base ad un albo obbligatorio nazionale. Poi ci sono anche proposte come quella dell’Unione delle province italiane che dicono che i piani dei parchi andrebbero affidati all’approvazione delle province, e come si fa quando ci sono parchi interregionali o con il territorio compreso in diverse Province?».

Però ai parchi vengono chieste molte cose
«I parchi vivono una crisi di ruolo, gli vengono chieste cose che riguardano responsabilità, ruoli e funzioni di altri enti, ma si accollano cose che non li riguardano. Se i parchi diventano una bottega per vendere i prodotti tipici non è che svolgono proprio il loro ruolo. In Toscana esiste un ritardo e una confusione politico istituzionale, anche in seguito alla legge del 2005, una situazione alla quale bisogna mettere un punto fermo per poter ripartire nella politica dei parchi» .

Torna all'archivio