[10/10/2007] Parchi

Le balene vanno sul satellite per salvarsi dai giapponesi

LIVORNO. Da oggi su un sito web di Greenpeace è possibile seguire in diretta il “Great Whale Trail”, il grande viaggio delle balene. I cetacei vengono localizzati via satellite, così si seguono le rotte migratorie delle grandi megattere che discendono dalle aree di riproduzione nell’oceano Pacifico meridionale alla ricerca di cibo nei freddi mari antartici e verso gli arpioni delle baleniere giapponesi che le attendono.

Il “Great Whale Trail” nasce dalla collaborazione tra Greenpeace e scienziati del Center for Cetacean Research e della Opération Cétacés che lavorano sulle megattere nel Pacifico Meridionale e che hanno trasmettitori satellitari ad esemplari di megattere nelle acque di Roratonga e della Nuova Caledonia.

«Questo – spiega Greenpeace - permetterà di ottenere dati importanti sui loro movimenti, sull´utilizzo degli habitat e sulla struttura delle popolazioni. Il sito web è anche una finestra che permette a chi ama le balene di seguirne gli spostamenti e imparare di più sulle insidie che minacciano la vita marina».

Ma tutto questo impegno per difendere e conoscere i giganti del mare (e del pianeta) non intenerisce il cuore del Giappone, che quest’anno si è dato una quota di cattura per la “caccia baleniera scientifica” di 935 balenottere minori, 50 megattere e 50 balenottere maggiori.

«Queste ultime due specie – spiega Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace - sono considerate in pericolo o minacciate: essendo quattro volte più grosse delle balenottere minori sono commercialmente più appetibili. Il “Great Whale Trail” è un programma di ricerca non letale nato per dimostrare che le balene non devono morire per la scienza. Negli ultimi due mesi, il monitoraggio delle balene nel Pacifico meridionale ha già prodotto risultati molto interessanti, ovviamente senza uccidere nemmeno una balena. Negli ultimi 20 anni i giapponesi invece hanno ucciso migliaia di balene, con risultati scientifici impresentabili».

Quella della “caccia scientifica” è un ossimoro che sta provocando frizioni tra il governo di Tokyo e quello australiano, di solito buonissimi amici, e ora Greenpeace teme che prossime vittime della frenesia giapponese per i cetacei antartici possano essere le megattere di piccole popolazioni minacciate del Pacifico meridionale, dove in molti Paesi esiste un fiorente turismo legato al whale watching, l’osservazione incruenta delle balene.

Giannì evidenzia anche un paradosso che rende sempre più inutile questa assurda mattanza: «In Giappone la carne delle balene è praticamente invenduta, mentre molti Stati insulari del Pacifico hanno sviluppato un’industria del whale watching che vale milioni di dollari. Il Giappone mette a rischio anche l’economia di questi Paesi in via di sviluppo».

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