[10/10/2007] Rifiuti

Rifiuti, Ghelardini (Rea): «Bene Bramerini, ma che caos normativo»

LIVORNO. La svolta auspicata dall’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini sulla gestione del ciclo di rifiuti in Toscana raccoglie l’approvazione anche da parte del presidente della Rea Spa di Rosignano Fabio Ghelardini, che sottolinea che «di un’accelerazione in questo senso ce n’è davvero molto bisogno perché dall’analisi che posso fare io si corre davvero il rischio di avere enormi problemi e in tempi non biblici».

L’assessore Bramerini ha anche annunciato il passaggio da 10 a 3 Ato dei rifiuti e quindi Rosignano ricadrebbe nell’eventuale Ato costiero comprendente le province di Livorno, Pisa, Lucca e Massa Carrara. «Non so sinceramente se tre Ato saranno sufficienti e se saranno l’ambito ottimale per la gestione – continua Ghelardini - Una cosa però è certa, e cioè che è necessario superare il frazionamento prima possibile per arrivare a una visione più integrata e globale. L’importante comunque è che qualsiasi sia l’Ato, ci siano gli strumenti per farlo funzionare».

Quali strumenti servono?
«Ci sono diverse questioni in campo. Per esempio se si parla di aumentare la raccolta differenziata servono grossi investimenti per il semplice fatto che il porta a porta non ha gli stessi costi del sistema meccanizzato che abbiamo attualmente nella maggior parte dei territori toscani. Ma il problema ancora più importante è cosa si fa della raccolta differenziata, cioè l’effettivo riutilizzo dei rifiuti selezionati: il sistema industriale attuale non è in grado di far fronte ora alle esigenze di riutilizzo del materiale selezionato, quindi se si decidesse di aumentare ulteriormente la percentuale di raccolta differenziata avremmo bisogno di più impianti di trattamento per chiudere il ciclo. Questo dal lato pratico, poi c’è quello ‘politico’».

Cioè?
«Ci troviamo attualmente in un quadro normativo di difficilissima interpretazione, che non dà certezze né riferimenti per impostare le strategie per il futuro. Abbiamo in vigore la legge 152 e qualcuno ci aveva detto da Roma di non metterla in pratica perché sarebbe stata rivista; abbiamo una revisione di questa stessa 152 che dopo un anno e mezzo è stata azzerata e non si sa che fine farà; abbiamo a livello regionale la proposta dei macroato; ma sempre a livello toscano c’è la proposta di una holding unica. Insomma, questo marasma normativo e di intenzioni rende difficile impostare qualsiasi strategia. Per questo credo che la Bramerini abbia fatto bene a porsi il problema e ad aprire un dibattito che si spera rapido e costruttivo».

Come vede questo ipotetico Ato costiero?
«E’ chiaro che quando si fa un Ato costiero bisogna pensare prima di tutto a rapportare le imprese che gestiscono il ciclo dei rifiuti. Però allora bisogna sapere quali saranno i confini degli Ato, perché ultimamente per esempio si sente dire che Piombino e quindi probabilmente l’isola d’Elba potrebbe essere interessata all’Ato sud, quello di Grosseto, Siena e Arezzo. La situazione non è semplice, noi di tentativi in provincia di Livorno ne abbiamo fatti tanti, anche nel 2005 abbiamo siglato come Rea, Aamps e Asiu un protocollo d’intesa ma poi il discorso sta andando avanti più che altro con Aamps, con cui ci sono prove di buone volontà che spero si realizzino in tempi rapidi e che sono finalizzate ad arrivare intanto a una gestione condivisa degli impianti previsti dal piano».

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