[08/10/2007] Consumo

Ogm, ancora no di Pecoraro a sperimentazioni in campo aperto

LIVORNO. «Mancano tuttora garanzie necessarie per evitare contaminazioni». Questo il cuore della risposta del ministro Pecoraro Scanio alle richieste di sperimentazioni Ogm per fragole, agrumi, pomodori, vite e olivo in campo aperto. Richieste ripresentate il 6 agosto perché già respinte a giugno. Pecoraro Scanio – spiega la nota del ministero - «ha verificato in sede tecnica la validità delle ragioni che stanno alla base della scelta: l’assenza di elementi sufficienti in grado di scongiurare che la coltivazione in campo aperto di piante transgeniche possa portare alla contaminazione di specie tradizionali e l’assenza di garanzie giuridiche in relazione alle possibili responsabilità civili e penali in caso di inquinamento genetico».

Si tratta, quindi, secondo il ministro Pecoraro Scanio, di rispettare il principio di precauzione, evitando possibili danni per l’ambiente, l’agricoltura tipica e di qualità, salvaguardando così i diritti dei consumatori.

Una decisione accolta favorevolmente anche da Loredana De Petris, senatrice dei Verdi e capogruppo in Commissione Agricoltura: «Le sperimentazioni di OGM in campo aperto possono mettere a rischio produzioni di grande rilievo per l´agroalimentare italiano. Bene ha fatto il Ministro dell´Ambiente a respingere nuovamente protocolli di ricerca privi delle indispensabili garanzie di sicurezza». «Ulivo, vite, pomodoro, mais, fragole e ciliegie: siamo di fronte – ha detto la senatrice - a produzioni tradizionali ampiamente diffuse nel Paese che meritano una attenta prevenzione. Compromettere le caratteristiche delle nostre varietà autoctone sarebbe un errore irreparabile e per questo invitiamo il Ministero delle politiche agricole a riconsiderare attentamente le sue valutazioni, in presenza fra l´altro di insufficienti distanze di sicurezza e dell´assenza dell´obbligo di assicurazione».

E sempre in tema di Ogm, oggi Greenpeace ha denunciato l´utilizzo di riso Ogm, non testato, in uno dei birrifici della Anheuser-Busch, in Arkansas (Stati Uniti), adibito alla preparazione di una birra con uno dei più noti marchi commerciali Usa, peraltro prodotta e commercializzata anche in Italia, su licenza della casa madre. Ma «poiché il riso Ogm non è approvato al di fuori degli Usa» Greenpeace ritiene che «la birra con esso prodotta non possa essere esportata».

Dunque, se da una parte l’Italia continua giustamente a tener duro sugli Ogm chiudendoli fuori dalla porta, c’è il forte rischio che questi rientrino (e forse già sono rientrati da anni) dalla finestra. L’Ue è l’unica in grado di governare questa situazione che non è inquadrabile nella contrarietà alla scienza e alla ricerca, bensì sul rispetto del principio di precauzione. Ma anche l’Ue ha le idee quantomeno confuse.

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