[08/10/2007] Urbanistica

Nautica, ricchi in forma e classe media in crisi alla ricerca di spazi

LIVORNO. Dal salone nautico di Genova arrivano richieste e allarmi da un settore che sembra però in buona salute grazie all’aumento delle imbarcazioni di lusso, dei mega-Yacht sempre più grandi e richiesti. Unica nota dissonante i lavoratori della Cgil che denunciano come dietro il boom del lusso ci siano ritmi di lavoro cinesi, lavoro in nero e basse paghe.

Però nel salone che celebra il successo indiscutibile della nautica italiana a livello mondiale, si insinua un timore che dipende dalla forbice che si sta sempre più allargando (in tutto il mondo e soprattutto in quello più ricco) tra super-ricchi e gente normale e che, tradotto nel comparto della nautica, vuol dire che mentre aumentano le richieste di imbarcazioni dai costi plurimilionari in euro, dall’altra il settore delle imbarcazioni medio piccole sembra in stallo, se non in crisi.

La ricetta e le richieste che vengono da Genova sono le solite: occorrono nuovi porti e nuovi spazi per far posto al “piccolo” diporto sempre più confinato in ambiti marginali per dare spazio ai mega-yacht che reclamano grandi aree e costosi servizi di qualità, ma anche ai charter che hanno sempre più bisogno di trovare posti sicuri dentro porti ed approdi.

Il problema è che, se si guardano numeri e distanze, questo vuol dire, ad esempio in una regione come la Toscana, la realizzazione di nuove strutture o l’ampliamento di quelle già esistenti in una costa già punteggiata di strutture e con non pochi problemi di erosione di un’altra risorsa economica come le spiagge.

Il master plan toscano dà alcune risposte a questo appetito, ma non lo placa certamente del tutto, anzi, ora si trova davanti ad una contraddizione che articoli di stampa e proclami che giungono dal salone nautico pongono comunque: la “piccola” nautica sembra in crisi, quella che si credeva sarebbe stata una crescita illimitata pare essersi fermata e i consumi del ceto medio sembrano indirizzarsi verso più economici status symbol e occorre dare spazi più discreti, sicuri e meglio attrezzati (anche dal punto di vista della gestione e “gradevolezza” ambientale) alle grandi barche di lusso.

Uno sviluppo al quale i nuovi porti e le relative strutture, anche abitative, a terra forse non sono una risposta, o forse non sono l’unica, visto che questa frazione del turismo nautico (insieme ai charters) è nota per la sua mobilità, mentre l’ampliamento e la ristrutturazione delle strutture esistenti per accoglierli (ma anche i nuovi porti scatenano subito le richieste della nautica locale) pone subito il problema di come trovare nuovi spazi per la nautica locale, per i pescherecci, per le piccole e piccolissime imbarcazioni per la pesca sportiva che non possono certo usufruire dei costosi posti barca destinati ai mega-yacht.

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