[05/10/2007] Trasporti

La Tav tra sostenibilità sociale e ambientale

LIVORNO. La manifestazione del 20 ottobre non appartiene al popolo del no. Dopo il rifiuto da parte dei No Mose, ieri si è svolta l’assemblea dei No Tav che al termine di un vivace dibattito ha annunciato che «il movimento valuta che non ci siano i presupposti per partecipare alla manifestazione di Roma» puntando il dito contro «l’egemonizzazione dell’iniziativa da parte dei partiti della sinistra radicale, che non hanno rispettato le promesse elettorali».

«Non vedo questo tipo di egemonia e credo che le promesse elettorali non siano responsabilità dei partiti della sinistra radicale – commenta il direttore di Aprile e ambientalista storico Massimo Serafini (Nella foto) - ma di un discorso più complessivo che riguarda il rapporto di forza all’interno del governo. Ritengo quindi che quella dei No Tav non sia una motivazione corretta, ma detto questo aggiungo una personalissima perplessità su questa manifestazione: è corretto e anzi doveroso manifestare e sollecitare il governo a rispettare gli impegni presi, però i tempi sono francamente sbagliati, perché si scende in piazza quando la finanziaria risulta più o meno definita e l’accordo sindacale è già stato votato in molte fabbriche».

Anche sul merito comunque la manifestazione del 20 ottobre fa riflettere Serafini perché la piattaforma «è tutta incentrata solo sulla sostenibilità sociale e manca invece il capitolo della sostenibilità ambientale e quindi del futuro del paese. Se anche domani io avessi più giustizia sociale, più uguaglianza, meno povertà, ma poi mi ritrovassi un’Italia che ha un sistema economico che distrugge le condizioni di vita, tutto sarebbe stato inutile. Rischiamo di concentrare tutti gli sforzi su un problema importante ma che comunque non è quello principale».

Mentre i No Tav della Val di Susa scelgono la linea dura e pura, anche in Veneto una nuova generazione di No Tav sta affilando le unghie: in ballo infatti ci sono i 240 chilometri di alta capacità ferroviaria che dovranno collegare Verona e Innsbruck dando finalmente un’alternativa più sostenibile ai milioni di autotreni che ogni anno transitano dall’autostrada del Brennero.

Progetto che sulla carta dovrebbe essere apprezzato e incentivato degli ambientalisti, ma i No Tav – Kein Bbt di Bolzano temono invece impatti ambientali altissimi: da un decennio di intenso traffico di camion per i lavori (ma se poi il progetto consentisse di spostare le merci dall’autostrada del Brennero alla ferrovia non ne varrebbe la pena?), all’eventuale prosciugamento di sorgenti e falde alle montagne di materiale da scavare (questioni in realtà che sarebbero superabili ‘semplicemente’ garantendo che i lavori fossero realizzasti bene).

«Il caso specifico non lo conosco e preferisco non commentarlo – conclude Massimo Serafini – quello che posso dire a livello generale è che il rilancio delle ferrovie non può avvenire creando solo 4 o 5 direttrici supersicure e superveloci lasciando poi allo sbando la rete complessiva delle tratte locali su cui viaggiano essenzialmente i pendolari e le merci locali. Detto che bisognerebbe rinunciare immediatamente ad inutili progetti di potenziamenti autostradali, preferirei quindi che le risorse fossero equilibrate per una messa in sicurezza globale della rete oggi in molti casi obsoleta e inefficiente».

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