[04/10/2007] Comunicati

Greenpeace: Bush e il nucleare non servono a fermare i cambiamenti climatici

LIVORNO. Greenpeace torna sulla chiusura della conferenza di Washington dei Paesi più inquinanti del mondo, voluta da Bush con lo scopo ufficiale di facilitare un accordo alla conferenza di Bali a dicembre.

«In realtà, in questa riunione di Washington – dice Karine Gavand de Greenpeace France – il presidente americano ha tentato una volta ancora di circoscrivere gli sforzi intrapresi dalla comunità internazionale per lottare contro i cambiamenti climatici e in primo luogo il suo principale strumento di contrasto: il Protocollo di Kyoto».

L’amministrazione Bush continua a rifiutare tutti i principi di impegno reale di riduzione delle emissioni, «senza sorpresa – dice Greenpeace - Bush ha ugualmente vantato la sua soluzione miracolosa tutto-tecnologica, soprattutto improntando il suo discorso sul nucleaire presentato come «pulito» perché a basse emissioni di gas serra. Il presidente americano cerca di far scordare che il nucleare, oltre che ad essere pericoloso (proliferazione) ed inquinante (scorie), é incapace di rispondere alla sfida climatica – dice la Gavand - Come Sarkozy, Bush difende gli interessi commerciali di una lobby industriale, mentre il nucleare non é di alcuna utilità nei settori a più forti emissioni di CO2: trasporti, abitazioni, agricoltura».

Secondo Morgane Créach, del network Action Climat-France, Bush é stato praticamente costretto a indire il summit di Washington «Sotto la pressione dell’opinione pubblica americana e internazionale, Bush tenta di rifarsi un’immagine e fa finta di preoccuparsi del clima. In realtà, sfortunatamente, non ha cambiato la sua opinione su questi problemi». La prova sarebbe anche il voto dell’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale, pilotato dagli Usa, che ha respinto le proposte dell’Unione europea di includere le emissioni dei viaggi aerei nelle misure di riduzione e compensazione dei gas serra.

«La conferenza di Bush sul clima – prosegue Créach – non é niente più che propaganda. Invece di parlare di azioni concrete per la riduzione delle emissioni, l´amministrazione Bush si oppone e proferisce anche minacce di sanzioni all’Unione europea che desidera andare avanti».

«Speriamo quindi che l´Unione europea – conclude Greenpeace – rifiuti subito il tentativo di istituzionalizzare questo processo parallelo di negoziati tanto desiderato da Bush. E soprattutto che altri Stati, poco inclini come gli Usa a fare gli sforzi necessari per una riduzione massiccia delle loro emissioni (per esempio il Canada), non si infilino nella breccia che Bush tenta di aprire».

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