[02/10/2007] Comunicati

Il cambiamento climatico richiede al turismo una rivoluzione

LIVORNO. Più di 600 delegati, in rappresentanza di un centinaio di Paesi e di 20 istituzioni internazionali, stanno partecipando alle seconda Conferenza internazionale su cambiamento climatico e turismo in corso a Davos (svizzera), organizzata dall’Organizzazione mondiale per il turismo (Unwto), dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e dall’Organizzazione meteorologica mondiale, con il sostegno del Forum economico mondiale e del governo svizzero.
Una conferenza di tre giorni per discutere della onnipresente sfida del global warming e sulle misure di adattamento che il settore turistico dovrà prendere nelle varie destinazioni per mitigare e contrastare gli effetti di questo fenomeno planetario.

Nell’inaugurare la Conferenza, Eric Scheidegger, segretario aggiunto agli affari economici della Svizzera, ha sottolineato il bisogno di sfruttare al massimo il potenziale di adattamento del settore turistico e di appoggiare i meccanismi di compensazione che tengano conto del mercato. Scheidegger si è anche felicitato con l’Unwto perché la Conferenza di Davos sarà ad emissioni zero, dato ai partecipanti è stato chiesto di adottare azioni di compensazione delle emissioni di CO2 che hanno comportato l’organizzazione e lo svolgimento della Conferenza. I progetti di compensazione delle emissioni di gas serra riguardano le energie rinnovabili e la messa a dimora di alberi.

Nel suo discorso di apertura Francesco Frangialli (Nella foto), segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo, ha detto che quella che viviamo «è una rivoluzione, non solo economica e tecnologica ma anche culturale, che il cambiamento climatico richiede al mondo del turismo». Per Frangialli «il turismo è legato all’alleggerimento della povertà. Sarebbe un errore quello di impegnarsi in un approccio esageratamente semplicistico, attraverso il quale l’apprensione riguardante il clima porterebbe a far perdere di vista tutte le altre priorità».

L’attenzione dei rappresentanti di amministrazioni pubbliche, del settore privato, delle università e della società civile si sta concentrando su alcune questioni precise che riguardano la reazione del settore turistico al riscaldamento del pianeta e riguardano tanto le destinazioni che le attività.

I tre campi di interesse e di azione che sembrano più vulnerabili sono: destinazioni costiere e piccole isole; regioni montane e turismo invernale; destinazioni del turismo naturalistico.
L’ultima sessione plenaria della Conferenza di Davos affronterà il tema dell’attenuazione degli effetti del turismo sui cambiamenti climatici, soprattutto per quel che riguarda: trasporti, organizzazione dei viaggi e strutture ricettive.

Il cambiamento climatico non è un tema del tutto nuovo per l’Unwto, dopo la prima Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici ed il turismo che si è tenuta nel 2003 a Djerba, in Tunisia, ha sviluppato un notevole lavoro di ricerca che ha portato ad una migliore conoscenza delle complesse relazioni tra turismo e global warming.

«Mentre il mondo intero si interessa dei cambiamenti climatici sotto la direzione dell’Onu – si legge in una nota diffusa a Davos – l’Unwto è incaricato di formulare i modi, per il settore turistico, per adattarsi a questo fenomeno e di attenuarne le conseguenze». Conseguenze che ormai tutti danno per certe, si discute solo di come renderle meno pesanti. I risultati della Conferenza saranno riassunti nella “dichiarazione di Davos” che verrà presentata il 3 ottobre nella sessione di chiusura e le conclusioni verranno esaminate al summit ministeriale dell’Unwto che si terrà a Londra il 13 novembre, per entrare a far parte della strategia generale dell’Onu sui cambiamenti climatici che verrà discussa a Bali a dicembre.

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