[01/10/2007] Rifiuti

I bimbi puliscono il mondo, i ragazzi non lo differenziano

LIVORNO. Anche quest’anno “puliamo il mondo” ha avuto grande successo in tutta Italia e numeri imponenti: hanno aderito 1.800 comuni, partecipato 500.000 i volontari che, tra venerdì e domenica, hanno ripulito circa 5.000 aree da rifiuti abbandonati di ogni genere. Grande come sempre la partecipazione delle scuole, soprattutto quelle elementari e medie, e costante il richiamo all’importanza della raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti, da vedere come risorsa. E le televisioni nazionali e regionali hanno ritrasmesso le immagini di bimbi e ragazzi virtuosi che si dicevano indignati per come “i grandi” sporcano il mondo, per come se ne fregano della raccolta differenziata.

Ma è davvero quella l’immagine reale dei nostri ragazzi? Sono davvero così bravi, educati, amano davvero così l’ambiente come quando partecipano a “Puliamo il mondo” o guardano in massa il mega-concerto globale contro il global warming su Mtv? Danno poi concretamente ascolto ai suggerimenti di Legambiente, dei loro insegnanti e soprattutto delle loro adorate rock star?

Sembra proprio di no, almeno per quanto riguarda i teenager (spesso poco presenti ad iniziative ambientali) e soprattutto a leggere i dati dall´indagine sulla percezione del problema dell´energia negli stili di vita quotidiani di 4627 giovani delle scuole secondari promossa dal coordinamento Donne-Impresa di Coldiretti, l’organizzazione che più ha collaborato con Legambiente alla riuscita di “Puliamo il mondo”: «Solo un giovane su quattro (26%) si impegna sempre nel realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti, il 25,7% la fa qualche volta e il 37% non la fa mai e l´11% vorrebbe ma non ci riesce».

Eppure, con molta probabilità, tanti di questi ragazzi hanno partecipato negli anni scorsi a “Puliamo il mondo” con la propria scuola, hanno toccato con mano che basterebbe poco per sporcare meno, magari hanno fatto anche un bel tema su questo, o un bel disegno, e preso un bel voto. Hanno sicuramente passato una bella giornata, sentendosi utili e divertendosi. Ma allora cosa succede tra le scuole medie e le superiori? Che fine fanno gli sforzi di educazione ambientale per più della metà dei nostri ragazzi? Perché la “moda” di “save the planet”, gli sms pieni di speranze e promesse di un mondo migliore e più pulito inviati a Mtv non si traducono in reali comportamenti di massa e i punti di ritrovo dei teenager e l’uscita delle discoteche sono spesso tra i posti più sporchi?

Non lo sa nemmeno Coldiretti, ma sa che «si tratta certamente di un dato sconfortante che non evidenzia peraltro differenze tra maschi e femmine mentre emerge una maggiore attenzione tra i ragazzi di età maggiore (17-19 anni) rispetto a quelli più giovani (14-16 anni). Dall´analisi si evidenzia l´importanza di investire nella formazione delle nuove generazioni ma anche di intervenire per rimuovere le carenze strutturali che vanificano i molti casi di buona volontà giovanile. La raccolta differenziata in ogni famiglia di poco più di un chilo di avanzi della tavola prodotti al giorno farebbe ridurre i rifiuti urbani di un terzo e renderebbe disponibili sostanze organiche da restituire al suolo per migliorare la fertilità dei terreni agricoli e la crescita delle piante ed evitare i problemi ambientali determinati dall´abbandono in discarica».

Insomma, scuola e Associazioni non bastano e per la raccolta differenziata e le buone pratiche ambientali, l’esempio concreto e quotidiano della famiglia sembra essenziale. Secondo Coldiretti in Italia le tonnellate di sostanze biodegradabili avviate al compostaggio sono state 2,67 milioni di tonnellate, 37,9 chili a persona, con un aumento del 40,5 per cento rispetto al 2000, ma ancora ben poco rispetto ai 31,1 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e ai 533 chili per abitante prodotti.

Un dato che per Coldiretti «dimostra quanto molto ci sia ancora da fare per diffondere la cultura della raccolta differenziata dei rifiuti. La produzione annuale di compost di qualità in Italia è di circa 900.000 tonnellate annue da destinare sul mercato dei fertilizzanti. La produzione e l´utilizzo di compost in agricoltura derivante da rifiuti organici sono importanti per sopperire alla crescente carenza di sostanza organica (il 50% dei terreni italiani è ormai classificabile come povero di sostanza organica ) oltre che per conservare la fertilità dei terreni agrari e preservare gli equilibri ambientali. Le condizioni per la diffusione del compost in agricoltura - conclude la Coldiretti - sono l´introduzione del sistema di rintracciabilità; l´indicazione in etichetta delle matrici utilizzate e dello stabilimento di provenienza; maggiori informazioni agronomiche in etichetta (in riferimento alle tipologie di impiego); l´introduzione di un marchio legato al sistema produttivo; la diffusione del sistema di certificazione di prodotto».

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