[27/09/2007] Energia

Biomasse dall´estero, quando il Pier non c´è i progetti ballano

LIVORNO. In attesa che il Piano energetico regionale venga finalmente approvato e quindi siano fissate quelle che sono le indicazioni della Regione («La Toscana non accetterà mai impianti che prevedano lo sfruttamento dell’olio di palma o di altri oli importati dall’estero» aveva ribadito più volte l’ex assessore all’Ambiente Marino Artusa, concetti riportati anche nel documento preliminare al Pier) continuano a proliferare in tutta la regione i progetti di centrali a biomasse da filiera lunga. Dopo quella autorizzata nel comune di Piombino, ora è la volta del porto di Livorno: «Stiamo pensando a una centrale a biomasse – ha detto alla Nazione il presidente della Compagnia portuali Enzo Raugei - alimentata attraverso oli vegetali fatti arrivare via mare con bettoline per circa 890 mila tonnellate all’anno».

Quindi ancora una volta a livello locale si sta studiando come fare quello che a livello regionale si cerca di evitare. Le controindicazioni ambientali alle centrali a biomasse da filiera lunga sono note: gli oli vegetali vengono importati da Paesi in via di sviluppo (in particolare Sudamerica e Indonesia) dove molto spesso le foreste vengono tagliate per far posto a piantagioni di olio di palma da cui si estrae la biomassa oleosa. Il vulnus ambientale è quindi notevole, senza contare l’inquinamento prodotto dalle navi che trasportano questi oli. Per questo motivo l’Unione europea ha indicato più volte che la via maestra da seguire è quella della filiera corta, cioè di centrali dove bruciare biomasse prelevate nell’arco di poche decine di chilometri. Linea sposata teoricamente anche dalla Regione Toscana, che però non ha ancora fissato i paletti entro cui muoversi, che saranno probabilmente contenuti nel Pier.

«Non abbiamo ancora nessun progetto depositato – spiega l’assessore provinciale all’ambiente Rocco Garufo – sapevamo che c’era questa idea ma ovviamente finché non c’è un progetto specifico o comunque almeno una bozza è impossibile esprimere alcun tipo di valutazione».

Il presidente della compagnia portuale parla di oli vegetali provenienti dall’estero. Quindi ancora una volta si tratta di un impianto quantomeno sconsigliato fortemente dalla Regione Toscana.
«Noi dobbiamo avere rispetto al piano regionale delle indicazioni più stringenti rispetto a quelle che erano delle proposte. Finora indicazioni non sono arrivate comunque noi su questo terreno non stiamo aspettando che altri livelli ci dettino la linea. La nostra idea è quella di accelerare la chiusura della nostro piano provinciale entro al fine dell’anno, almeno in forma di bozza , in modo da avere un quadro nel quale poi collocare tutti i vari progetti».

La provincia di Livorno è quindi favorevole a centrali a biomasse anche alimentate da oli vegetali provenienti dall’Indonesia e dal Sudamerica?
«Io esprimo un’idea personale, la filiera corta si adatta a impianti di piccolissima taglia, con tutti i problemi non solo economici che ne conseguono. Io non ho nulla in contrario con la filiera lunga purché la provenienza possa essere certificata adeguatamente, quindi che si tratti di prodotti che non vengono da processi di deforestazione e che rispettano gli standard ambientali. Del resto quando l’Europa dice che bisogna trasformare il 10% del combustibile da trasporto in biocarburanti entro il 2020, significa che la dimensione della filiera parte in secondo piano rispetto all’obiettivo finale».

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