[26/09/2007] Parchi

L´Europa taglierà i finanziamenti ai parchi?

PISA. Il Parlamento europeo si appresta a discutere il bilancio 2008 che –tanto per fare un esempio che ci interessa moltissimo- alla voce ‘Preservazione delle risorse naturali’ prevede un taglio di 533.15 euro.
La Commissione delle comunità ha dal canto suo promosso una pubblica consultazione su ‘Reforming the budget, chancing europe’ per una revisione del budget 2008/2009 che punta a coinvolgere le istituzioni nazionali, regionali e locali in un ampio confronto anche su un apposito Forum. Tra i vari obiettivi vi è quello di depotenziare certe voci e potenziarne altre; vedi il rapporto spese agricole ruralità oggi del tutto insoddisfacente, come risulta anche da una abbastanza recente indagine della Corte dei conti europea. Un punto che è richiamato in rapporto proprio ai cambiamenti climatici e i suoi pesanti effetti sugli ambienti rurali e marini.

Tutti temi -come è facile capire- che riguardano molto direttamente e significativamente l’impegno e le politiche dei parchi e delle aree protette, specialmente in riferimento a quei comparti che battono ancora la fiacca come le aree marine protette, ma non solo.
Europa insomma significa –o dovrebbe significare- più efficaci politiche integrate, di programma e di pianificazione che oggi non brillano.

Qui infatti ci imbattiamo in ritardi e anche sconcertanti contraddizioni che non hanno lo stesso effetto giornalistico delle censure ricordate, ma incidono anche più profondamente sulle nostre politiche nazionali. Facciamo qualche esempio. Il decreto legislativo 152/2006, recante ‘Norme in materia ambientale’ da cui sono scampate solo le aree protette, affida ad un soggetto estraneo alle procedure proprie della pianificazione, un momento ‘valutativo’ vincolante, aggravando così l’iter pianificatore.

Il ‘giudizio di compatibilità ambientale’ da parte di un ‘Autorità che in sede Statale si avvale di una ‘commissione tecnico-consultiva’ con la possibilità di vincolare detto giudizio all’adozione di ‘specifiche modifiche e integrazioni della
Proposta di piano o programma valutato. In sostanza, mentre la Direttiva comunitaria punta a concentrare l’attenzione sui temi ambientali all’interno della pianificazione qui si sposta –diciamo così- all’esterno quello che dovrebbe restare intrinseco al procedimento di pianificazione.

A questo si aggiunge un’altra scelta controversa -che potrebbe farci incappare in qualche nuova censura comunitaria- i livelli da assoggettare alla procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica). La direttiva parla di local plan che francesi, inglesi e altri hanno correttamente inteso come partizione amministrativa minima e quindi tradotto in comune mentre noi abbiamo tradotto inopinatamente in ‘sovracomunale’. Quella sovracomunale nel nostro paese è quel livello di pianificazione di cui si discute da decenni per constatarne puntualmente il mancato decollo.

Che il livello comunale in Italia presenti le note difficoltà pianificatorie non è certo una buona ragione per saltarla favorendo l’accentuarsi delle attuali difficoltà con una sorta di ‘condono’ istituzionale. E qui noi ritroviamo una delle più delicate questioni inerenti la pianificazione che riguarda -o dovrebbe riguardare- i parchi da cui siamo partiti. Perché nessun soggetto istituzionale oggi al pari dei parchi nazionali e regionali offre una sponda valida e forte, non solo per dimensione ma anche per qualità dei problemi, ai livelli comunali specialmente minori.
Eccoci così tornati alla questione da cui abbiamo preso le mosse; il rapporto parchi-siti comunitari.

Dovrebbe risultare chiaro, dopo quanto detto, che la questione non è risolvibile nel senso indicato se anche in sede comunitaria non si prenderà finalmente atto che ‘limitare’ gli interventi ai soli siti ignorando i parchi, non potrà che lasciare aperte le porte a nuovi conflitti. Pochi giorni fa abbiamo appreso dalla stampa che la Germania ha messo in atto una maxi oasi nazionale per salvare le specie più rare. Un progetto molto impegnativo che richiederà ampie risorse e negoziati non agevoli con le autorità locali e i contadini da espropriare. Dinanzi a operazioni di questa portata l’unione non può certo pensare –ma nemmeno i singoli stati- che in sede comunitaria possiamo accontentarci di Habitat.
Ecco un tema che se ci si deciderà a fare la terza conferenza nazionale dei parchi non potrà essere eluso, ma che dobbiamo comunque una buona volta affrontare

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