[25/09/2007] Elettrosmog

I consumatori vogliono pesce più verde

ROMA. Rivolgendosi ai rappresentanti degli industriali del settore che partecipano al Congresso dell’industria ittica 2007, apertosi oggi a Dublino e che terminerà il 27 settembre, Grimur Valdimarsson (Nella foto), direttore della divisione industrie ittiche della Fao, ha detto che «garantire la prestazione ambientale è ormai una necessità inevitabile per i produttori di pesce. L’industria ittica da 400 miliardi di dollari non ha altra scelta se non quella di adeguarsi alla crescente domanda di prodotti ittici “eco-compatibili” che proviene da dettaglianti e consumatori. La spinta verso sistemi di pesca sostenibili non proviene solamente dai governi o dai gruppi ambientalisti, ma dal mercato stesso».

I principali dettaglianti, come Unilever, Tesco, Walmart e Asda, si sono già impegnati a portare sui loro scaffali solo prodotti ittici pescati e allevati in modo sostenibile. «Negli ultimi anni – ha spiegato Valdimarsson nel suo discorso che ha aperto i lavori - l’industria ittica non sapeva con certezza se questa tendenza sarebbe stata una moda passeggera. Oggi non vi sono dubbi: è reale, è una profonda trasformazione, è la via per il futuro».

I produttori dovranno essere sempre più in grado di garantire ai dettaglianti e ai consumatori che il pesce offerto non proviene da stock sfruttati in eccesso, che non è stato allevato in aziende ittiche dove un tempo crescevano le mangrovie, né catturato con reti prive dei dispositivi salva-tartaruga o delfini. Per questo occorre monitorare le attività della pesca con sistemi di tracciabilità, etichette e meccanismi simili. Molte iniziative sono già in corso, promosse da dettaglianti o delle organizzazioni dei consumatori ed ambientaliste.

«Uniformarsi a questi nuovi imperativi è tecnicamente molto difficile - ha ammesso Valdimarsson - e quindi la sfida da fronteggiare ora per l’industria consisterà nell’individuare percorsi idonei che siano adeguati ma anche economicamente praticabili».Anche la pesca di cattura dovrebbe prendere esempio dagli altri settori nel campo delle garanzie di sicurezza alimentare degli ultimi 25 anni che sono passate da una gestione governativa ad una gestione effettuata dall´industria stessa in un quadro di riferimento stabilito dai governi e con controlli a campione.

«I produttori hanno già attivato dei sistemi interni per garantire che il prodotto ittico fornito sia fresco, sicuro sotto il profilo igienico-sanitario e di elevata qualità, ciò che i consumatori oggi chiedono – ha sottolineato l’esponente Fao - Non c’è bisogno di inventare una nuova agenzia per assicurare che le norme ambientali vengano rispettate, basterà monitorare la prestazione ambientale in modo simile a quanto già fatto per la sicurezza e la qualità».

Le difficoltà sono come sempre per i paesi in via di sviluppo le cui scarse risorse rendono difficile il passaggio verso la piena certificazione dei propri prodotti ittici e che hanno già dovuto fare un grande sforzo per adeguarsi ai regolamenti sanitari e di sicurezza igienica predisposti dai paesi del mondo sviluppato per l’importazione dei prodotti ittici. Per la Fao «i dettaglianti che determinano le tendenze di mercato hanno la responsabilità di aiutare i fornitori dei paesi in via di sviluppo a superarlo. La Fao e altre organizzazioni internazionali per lo sviluppo che si occupano di pesca e di acquacoltura avranno bisogno di maggiori risorse per aiutare il settore ittico del mondo in via di sviluppo ad adeguarsi».

Ma il problema di gestione più rilevante sembra quello dell’accesso libero o quasi libero ai fondali di pesca: «In un regime ad accesso libero, la pesca è un gioco estremamente competitivo a somma zero - sostiene Valdimarsson - anche se un pescatore non cattura pesce il suo concorrente lo farà, lasciando ben pochi incentivi alla conservazione della risorsa. La conseguenza è lo sfruttamento eccessivo. Così i pescatori hanno tutto l’interesse a non rivelare cosa fanno. Questo deve cambiare perchè il paradigma emergente chiede che l’industria sia capace di dire esattamente dove, quando e come un pesce è stato catturato. Solo pescatori che godano di diritti ben definiti e che non siano obbligati a competere con un vasto gruppo di concorrenti si sentiranno abbastanza sicuri da operare con quel livello di trasparenza».

Il Congresso mondiale dell’industria ittica è organizzato dall’Autorità irlandese per la protezione della pesca e all’Autorità irlandese per la sicurezza alimentare, in collaborazione con Fao, Organizzazione mondiale per lo sviluppo industriale dell’Onu, Organizzazione mondiale della sanità e Gruppo internazionale per la certificazione di qualità degli alimenti, Associazione internazionale degli ispettori della pesca. Il congresso si è concentrato come sempre sui temi della sicurezza sotto il profilo igienico sanitario e della qualità del pesce, ma in questi ultimi anni le preoccupazioni di carattere ambientale sono salite di grado nella sua agenda.

Torna all'archivio