[24/09/2007] Comunicati

Cinque siti cinesi fuori dalla lista nera dell’ambiente

LIVORNO. A luglio l’amministrazione statale per la protezione dell’ambiente della Cina (Ape) ha lanciato una campagna nazionale che ha esaminato 1.162 aziende e progetti, 400 dei quali sono stati bloccati, 249 hanno dovuto sospendere la produzione e 102 hanno ricevuto l’ordine di fare un’accurata revisione entro un termine prefissato. In totale sono stati recuperati 725 millions di yuan (96,67 milioni di dollari) di tasse non pagate sull’acqua.
Per il direttore dell’Ape, Pan Yue, si tratta solo di una misura amministrativa speciale destinata a frenare l’inquinamento, ma che non è sufficiente a fermare alcuni progetti di grosso impatto ambientale.

Intanto però l’ l’Amministrazione per la protezione dell’ambiente cinese, dopo che hanno passato la procedura di riesame, ha ritirato dalla lista nera 3 città: Bayan Nur nella regione autonoma della Mongolia Interna; Zhoukou nella provincia di Henan, Weinan nello Shaanxi; un intero distretto, Xiangfen sempre nello Shanxi, e la zona industriale di Wuhu nella provincia dell´Anhui. Secondo l’Ape i cinque siti hanno recuperato le «condizioni essenziali» della protezione ambientale dopo «una seria revisione». Ad altri otto siti è stata rifiutata la richiesta di uscire dalla lista nera dell’Ape perché non sono riusciti a raggiungere i requisiti essenziali per la protezione dell’ambiente.

La campagna ambientale cinese si è sviluppata dopo le preoccupanti notizie sulla contaminazione dell’acqua potabile che riguarderebbe un terzo della popolazione, e con il succedersi di incidenti industriali di grande rilievo e la successiva contaminazione di suolo e fiumi, ma anche per rassicurare l’opinione pubblica mondiale in vista delle olimpiadi di Pechino del prossimo anno che rischiano di diventare una vetrina del Paese offuscata dall’inquinamento, una cosa che sembra più difficile da nascondere (e forse anche da far digerire agli occidentali) della violazione dei diritti umani, di quelli dei lavoratori e della libertà di espressione.

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