[18/09/2007] Rifiuti

Rifiuti in Toscana, Regini: «Dalla Regione una giusta scossa»

LIVORNO. La settimana scorsa l’allarme era stato lanciato da Quadrifoglio e ripreso da Repubblica, che sabato ha ospitato sull’argomento quella che può essere considerata la prima uscita ufficiale sul tema dei rifiuti da parte del neoassessore regionale all’ambiente: Anna Rita Bramerini (Nella foto). Che ha focalizzato tre punti in particolare: il fatto che oggi «tutte le province hanno completato la loro programmazione ed è necessaria un’accelerazione nella realizzazione degli interventi previsti», che «la riduzione del numero degli Ato da 10 a 3 è già all’esame del consiglio regionale e presto diverrà operativa migliorando l’organizzazione dei servizi e superando la frammentazione della gestione». Infine l’assessore ha affermato che per evitare l’emergenza derivata dall’esaurimento delle discariche previsto nei prossimi anni, «è indispensabile implementare i sistemi di raccolta differenziata orientandosi verso modelli a maggiore efficienza ed accelerare la realizzazione degli impianti previsti dai piani provinciali e dai piani industriali degli Ato».

Quella della Bramerini è stata una “sferzata sobria” a un settore che in realtà da alcuni mesi sembra essersi profondamente addormentato: poco o nulla sul patto sui rifiuti in area metropolitana (siglato il 31 gennaio scorso) che deve portare fra l’altro a uno società unica di gestione degli impianti, nessuna news da mesi sull’ipotesi di holding unica regionale, e poi l’ennesima previsione “a breve” termine per la legge sui servizi pubblici locali, che la Toscana insegue ormai da tempo.

«In effetti l’intervento del nuovo assessore è totalmente condivisibile – spiega Paolo Regini, presidente della commissione ambiente di Cispel Toscana – e ritengo giusto che venga posto in un momento in cui ci si è fermati un po’ tutti e non si registrano passi avanti negli ultimi mesi».

A cosa è dovuto questo impasse?
«Credo sia mancato l’elemento che riguarda le proprietà: le aziende cioè hanno cominciato a lavorare, hanno raccolto e predisposto tutte le documentazioni, ma ora i nodi vanno affrontati nei comuni, che secondo me senza una spinta forte da parte della Regione sono piuttosto titubanti ad affrontare concretamente la questione. Anche se è vero che, molto più materialmente, i ritardi possono essere imputati anche ad eventi locali, penso alla questione dell’inceneritore di Montale o a problemi che hanno avuto altre singole aziende».

Intanto però la stagione estiva ha fatto segnare importanti passi avanti sul fronte delle aggregazioni nel resto d’Italia. Non ha la sensazione che la Toscana cominci ad essere accerchiata?
«E’ vero che in altre regioni sono stati portati a compimento accordi importanti, ma noi abbiamo cercato la strada più complicata. E il risultato è che ora tutto è fermo al palo: sia la società unica di area vasta, sia l’ipotesi holding, sia l’ipotesi dei 3 Ato. Per questo c’è bisogno che qualcuno rilanci questi temi, perché i comuni hanno bisogno di trovare punti fermi almeno nella Regione».

Se a livello regionale i problemi non mancano, anche a livello nazionale si pagano errori e disattenzioni, che come minimo sfociano in nuovi ritardi: è il caso del decreto correttivo al testo unico il cui iter riparte da zero dopo un anno e mezzo perché in un passaggio amministrativo non sono stati rispettati i tempi tecnici.
«La situazione ora si è fatta davvero più in salita perché si è perso un mare di tempo. E settori come quello della gestione dei rifiuti non sono luoghi dove si possa perdere tempo senza pagarne le conseguenze. E aggiungo: speriamo che si tratti di un errore e che non sia figlio delle divisioni che ne hanno rallentato la marcia legislativa, perché questo significherebbe dare il via libera al Testo unico di Matteoli, che tutti sanno essere un pessimo testo».

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