[13/09/2007] Comunicati

Conferenza clima, Marini: «Serve azione politica costante». Marcegaglia: «Più investimenti»

LIVORNO. «Il tema dell’ambiente deve divenire uno dei più urgenti e prioritari nell’agenda di tutti i Governi». lo ha detto il presidente del Senato Franco Marini (Nea foto), alla tavola rotonda della Conferenza nazionale dei Cambiamenti Climatici. Un punto importante per Marini è «rompere l’atteggiamento di indifferenza e di costante rinvio in cui si piomba subito dopo le fasi di emergenza. E necessario – ha continuato – un’azione politica costante oltre che lungimirante. Nel quadro della globalizzazione, quello dei cambiamenti climatici è probabilmente il problema globale per eccellenza».

Dopo aver ricordato l’impegno assunto al Vertice G8 del giugno scorso in Germania da Russia e Stati Uniti, che in tal modo si sono impegnati a dimezzare entro il 2050 le proprie emissioni di gas ad effetto serra, Marini ha detto che l’Unione Europea deve esercitare una funzione di leadership politica internazionale nella lotta ai cambiamenti climatici, che vada oltre gli obiettivi del risparmio energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili, verso un traguardo più grande. Uno sguardo a lungo raggio, quindi già dai prossimi incontri delle Nazioni Unite a Bali, in dicembre, dove saranno gettate le basi per un nuovo accordo “oltre Kyoto”. Tuttavia, nel medio e breve periodo servono iniziative da parte dei singoli Paesi sulla diversificazione delle fonti energetiche, risparmio di energia e tecnologie pulite, ha concluso il presidente del Senato.

Per Emma Marcegaglia, vicepresidente di Confindustria, «serve una politica di lungo periodo, maggiore facilità di investimento sulle fonti rinnovabili e soprattutto un coordinamento degli incentivi da fare in finanziaria». Secondo la Marcegaglia occorre mettere da parte l’ideologia: «Ci sono costi, problemi e negoziazioni che occorre affrontare. Serve molto pragmatismo e mettere insieme tutela ambientale, sicurezza energetica e competitività delle imprese. Occorre individuare una leadership a livello europeo, ma anche impegnarsi per vincolare i grandi Paesi, altrimenti si crea solo un problema di competitività a noi e non si risolve il problema».

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