[13/09/2007] Energia

Clima, oggi meno catastrofismi, ma mugugni per Bersani che non rinuncia al carbone

LIVORNO. Se ieri era il giorno deputato alla conoscenza della ‘situazione odierna sui pericoli per la salute connessi ai cambiamenti climatici’ – divulgato e massmedianizzato però come quello degli ennesimi allarmi di catastrofi imminenti – oggi alla Conferenza è quello (almeno in teoria) della proposta/concretizzazione delle azioni da mettere in atto contro il global warming.

Giusto o sbagliato che sia l’approccio, stamani lo stesso ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha dovuto correggere il tiro per riportare l’attenzione generale sul fatto «che l’Italia ha le possibilità e le conoscenze per affrontare questa situazione», senza tuttavia riuscire a spiegare per bene perché questa Conferenza – pur importantissima – non sia stata fatta assieme a quella sull’energia, a cui peraltro nei loro interventi sia lo stesso ministro dell’ambiente, sia successivamente Bersani, hanno fatto più volte riferimento. Proprio l’intervento del ministro dello sviluppo economico è stato uno dei più significativi del dibattito condotto da Gianni Riotta ed è anche quello che, a differenza degli applausi presi da Mussi, ha sollevato qualche mugugno in platea (con tanto di blitz dei No Coke).

Pierluigi Bersani ha detto che «il tema ambientale deve e può essere il target per l’innovazione e la crescita sostenibile. Non è un’affermazione irenica – ha aggiunto – né priva di increspatura». Il ministro ha spiegato che «se il concetto di fondo è che il tema ambientale è il clou nell’economia e non più una nota a margine, si deve caricare il sistema di più razionalità». Bersani ha ricordato le iniziative già prese da questo governo e puntualizzato un importante aspetto delle iniziative dell’Ue: «Noi ci crediamo al fatto che bisogna ridurre i gas serra, ma per far sì che questo obiettivo non perda credibilità e venga espulso dalle cose credibili dobbiamo curarne la razionalità: abbattere il 20% va bene ma questo deve essere li punto 2. Il primo punto è sapere che i paesi in via di sviluppo stanno producendo un’enormità di emissioni e che se non si creano le basi per invertire la rotta evitando che facciano la nostra stessa strada, non ne veniamo fuori».

Bersani è poi tornato sulla questione energetica spiegando che «l’obiettivo non è riequilibrare il mix, ma tenere in tiro il carbone almeno quello sufficiente per tenere il passo (e qui si sono sollevati i mugugni, ndr). Noi guardiamo alla verde Germania e ci dimentichiamo che là c’è il triplo di produzione attraverso il carbone rispetto a noi (ancora contestazione, ndr). C’è bisogno – ha proseguito – di più razionalità anche quando si parla di sicurezza energetica. Dobbiamo creare una squadra su questo punto. Quando si parla di mix energetico, ne discuteremo anche alla conferenza apposita, visto che non puntiamo su nucleare e puntiamo sulle rinnovabili, va detto che noi andiamo a gas e il resto sono ammennicoli».

Bersani ha poi concluso con un messaggio: «Diamoci una mano a mettere più razionalità nella svolta delle politiche economiche. Fino a ieri tra le politiche ambientali e quelle industriali c’era discordia oggi siamo arrivati ad una concordia di scuola».

Prima di Bersani è intervenuto il ministro Fabio Mussi che ha aperto con una frase ad effetto: «Dirò una cosa che a qualcuno sembrerà sgradevole: la questione ambiente non è il regno dell’armonia politica. Chi non si intenerisce per l’orso che soffre? Chi non vorrebbe più aria pulita? Tutti, ma quando poi si vede cosa vuol dire aria pulita e acqua pulita, le cose si fanno più spinose. L’ambiente è ora il campo dove si fa più dura la battaglia politica. Alcuni dei principali governi hanno fino all’ultimo negato l’evidenza: che c’era un effetto dell’attività umana sul cambiamento climatico. Ora qualcosa cambia e recentissimamente si accetta quasi universalmente che questo effetto è misurabile e misurato. Qualcosa sta cambiando: domani infatti firmerò un accordo con il collega cinese per una cooperazione scientifica dove al primo punto c’è la ricerca sui cambiamenti climatici e sulle energie rinnovabili. 10 anni fa in Cina di ambiente non se ne parlava affatto. Invece ora comincia a porsi il quesito».

Mussi ha poi posto l’accento su una questione fondamentale: «Il capitalismo nella sua forma attuale è incompatibile con il pianeta terra (lunghi applausi della platea, ndr). Siamo di fronte a una rivoluzione maggiore di quella che vide l’introduzione dello stato nel sistema economico. Più grandi quindi dei diritti dei lavoratori. Dobbiamo inoltre sapere che i cambiamenti climatici ci sono già e ci vedono i loro effetti. Bisogna quindi invertire la tendenza all’accelerazione di questo fenomeno. Nel 2050 abbiamo detto vogliamo ridurre le emissioni del 60%. Ma già il 2020, con il programma 20 20 20 previsto dall’Ue è molto impegnativo. Anche perché l’Itaia, che pur ha firmato Kyoto, si è allontanata dagli obiettivi che doveva raggiungere. non Servono scelte importanti a partire dalla Finanziaria 2008 che deve prevedere investimenti su ambiente e ricerca. Ho letto un libro di recente dove si dice che ci vorrebbe un progetto Manhattan che porti la stessa montagna di risorse che servirono per costruire la bomba atomica, ma per concentrare le risorse sulla ricerca volta a disinnescare la bomba ecologica. Vorrei dire un’ultima cosa: siamo di fronte ad un boom mai visto di spese militari. E’ come se il mondo si stesse preparando alla terza guerra mondiale: se si continuerà così quello di cui stiamo discutendo diventa chiacchiera. E’ il momento delle scelte».

Anche Ermete Realacci aveva auspicato nel suo intervento maggiori investimenti: «Il clima in Finanziaria. La presenza del mondo sindacale e della politica a questo incontro si rifletterà sulla finanziaria. La questione dei cambiamenti climatici è molto sentita e molto presente sugli scenari internazionali per tre ordini di motivi: il problema esiste è ormai un evidente, è un grande terreno di innovazione economica: chi arriverà prima acquisirà dei vantaggi competitivi; i gradi leader del mondo sanno che la politica affrontando questo tema si dimostra un oggetto utile. Perché la politica è utile quando riesce a indicare strade praticabili e a dare sicurezze a i cittadini».

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