[12/09/2007] Aria

L´Emissions trading e i difficili meccanismi di mercato...

LIVORNO. Ieri, alla vigilia dell’odierna Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, Stefano Clò – economista, esperto dell’Emissions trading scheme e membro del Rie di Bologna - ha pubblicato sul Sole24Ore un’interessante analisi sulla situazione contingente dei permessi alle emissioni. Uno scenario dal quale si evince una certa difficoltà al decollo dell’Ets (Emission trading scheme) che di fatto ha ben poco incentivato ad abbandonare i combustibili fossili e inquinanti. Ovvio che questa analisi sia parte integrante del ragionamento complessivo riguardante le azioni da mettere in atto contro i cambiamnti climatici, in gran parte causati come noto proprio dalle emissioni dei combustibili fossili. Abbiamo quindi approfondito l’argomento direttamente con Stefano Clò.

Dai dati che lei analizza nell´articolo di ieri, si evince che gli incentivi ad abbandonare i combustibili inquinanti non daranno effetto, almeno quelli della prima fase dell´Ets (emission trading) 2005/2007. Che cosa significa?
«Il mercato dei permessi di scambio è stato istituito per incentivare operatori industriali ed energetici a ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica. In teoria, dovendo pagare un prezzo per ogni emissione prodotta eccedente i permessi inizialmente ricevuti dalle autorità nazionali, produrre gas-serra diventa più costoso, e quindi meno conveniente. Questo sistema dovrebbe (sempre in teoria) incentivare le imprese a investire in tecnologie più pulite (strategia che porterebbe a risultati nel lungo periodo a causa dei tempi di implementazione) e di utilizzare input meno inquinanti, strategia con effetti positivi già nel breve periodo. Nella realtà le cose sono andate diversamente. Come giustamente fa notare, durante la sua prima fase 2005-2007 l´ Ets non è stato in grado di generare un prezzo della Co2 sufficientemente alto da rendere più conveniente (per le utilities) la combustione del carbone al posto del gas. Con un altissimo prezzo del gas a inizio 2006 e poi con un crollo dei prezzi dei permessi di emissioni dall´aprile 2006, le imprese hanno continuato a trovare più conveniente bruciare carbone, emettere più CO2 ed eventualmente comprare permessi di emissione ad un prezzo irrisorio, piuttosto che optare per il gas, fonte meno inquinante. La ragione di questo fallimento parziale è da ricercarsi nell´allocazione troppo generosa di permessi. Nella prima fase sono stati allocati un numero di permessi superiore alle emissioni che gli operatori dell´Ets complessivamente producono. Senza scarsità non c´è mercato e con un eccesso di permessi nell´Ets, il prezzo è crollato a zero».

Che cosa succederà dopo il 2007?
«Questa situazione potrebbe ribaltarsi nella seconda fase 2008 - 2012. I nuovi Piani di allocazione varati dalla Commissione allocheranno un numero minore di permessi, inferiore a quelli allocati nella prima fase ed anche alle emissioni prodotte dai settori Ets nel 2005 e 2006. Durante la seconda fase ci si attende (salvo controdecisioni in sede della Corte di Giustizia Europea) una maggiore scarsità di permessi e quindi un prezzo della Co2 positivo».

Cosa si può fare per migliorare questo sistema?
«Bisogna chiedersi chi sia il soggetto in questione a "poter o non poter fare". In questo caso la Commissione sta facendo, perché ha imposto ai 23 Pan esaminati un taglio complessivo di 195 milioni di permessi annui, quindi garantendo una maggiore scarsità di permessi nel mercato. I futures con scadenza al 2009 sono contrattati a 20 euro/ton. A questo prezzo (ed agli attuali prezzi di carbone e gas) allora la politica ambientale funzionerebbe. le imprese cioè troverebbero più conveniente bruciare gas emettendo meno piuttosto che utilizzare carbone, emettere di più e comprare un maggior numero di permessi».

Dal prossimo anno, quindi, lei sostiene che sia lecito attendersi che l´Ets favorisca il passaggio da carbone a gas. A quando, invece, quello verso fonti rinnovabili? Come mai, inoltre, visto quanto lei afferma sul prezzo del carbone, l´Enel - e non solo lei nel mondo - continua a scommetterci così tanto?
«In linea di principio il carbone sembra essere meno conveniente. Perché quindi investirci? Un paio di considerazioni. Innanzitutto le politiche di investimento vanno valutate in un´ottica di lungo periodo. Anche se oggi il carbone supera i 90 dollari, storicamente il mercato del carbone è sempre più stabile e riserva meno sorprese di quello del gas. Possibili tensioni con il versante russo minano la sicurezza di approvvigionamento (rischi legati ai gasdotti-fornitura di gas ed ai prezzo stessi del gas che, come nel gennaio 2006, potrebbero di nuovo aumentare dopo un periodo di relativa tranquillità). La scelta dell´Enel sembra quindi spiegabile da una volontà finalizzata a minimizzare i propri rischi in mercati incerti come quelli energetici attraverso una strategia di diversificazione delle sue fonti di approvvigionamento. Un discorso a parte va fatto per le fonti rinnovabili. Come detto prima, l´investimento in tecnologie pulite è una strategia con effetti visibili solo nel lungo periodo. E’ abbastanza inverosimile che l´Ets generi un prezzo della CO2 tale da far preferire da un giorno all´altro (ma anche da un anno all´altro) le rinnovabili al gas ed al carbone. se tuttavia il mercato dei permessi sarà in grado di garantire per i prossimi 5 anni un prezzo della Co2 sufficientemente elevato (diciamo sopra i 13-15 euro) allora sicuramente aumenterà l´interesse per le fonti pulite. Dobbiamo quindi ragionare in un diverso arco temporale. In quest´ottica gli impegni sottoscritti dall´ Ue di alzare i consumi primari di energia da fonti rinnovabili al 20% entro il 2020 influenzeranno sicuramente le scelte di investimento, orientandole verso le rinnovabili, destinate nel futuro ad acquisire maggiore convenienza economica. E’ inoltre opportuno ricordare che altre politiche ambientali esistono oltre quelle dei permessi di scambio. Storicamente le fonti rinnovabili sono state incentivate più da politiche nazionali che europee, come ad esempio la feed-in law che negli anni ´90 facilitò lo sviluppo dell´eolico prima, e del solare poi, in Germania».

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