[11/09/2007] Energia

Gianni (Mse): «Non è possibile pensare di aggredire il tema del cambiamento climatico senza riorientare la produzione industrial

LIVORNO. Venti tra i principali paesi consumatori di energia al mondo, tra cui quelli del G8, si sono riuniti ieri e oggi a Berlino per discutere della necessità di un accordo per la riduzione dei gas serra dopo Kyoto. All´ordine del giorno temi come l´interscambio di tecnologie, gli investimenti in questo settore e la prossima conferenza dell´Onu sul cambiamento climatico che si terrà in Indonesia. E in un’intervista rilasciata all’Ansa, il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Alfonso Gianni (nella foto), che ha partecipato al vertice (di cui ieri ben poco si è saputo) ha detto che «non è possibile pensare di aggredire il tema del cambiamento climatico senza riorientare la produzione industriale».

L´Italia infatti conta – secondo Gianni - di poter centrare l´obiettivo Ue di produrre il 20% di energia con fonti rinnovabili entro il 2020 grazie alla modifica, in corso, dell´orientamento della propria produzione industriale. «Oggi – ha detto il sottosegretario - dovremmo essere a un livello di produzione di energia rinnovabile intorno al sette per cento e dobbiamo arrivare al 20 per cento entro il 2020, quindi il salto è molto consistente ma stiamo lavorando per rispettare quella quantità e contiamo realisticamente di poterci arrivare».

«Con la Finanziaria del 2007 – ha aggiunto - abbiamo stimolato la produzione industriale a orientarsi sul tema dell´efficienza energetica e ne stiamo raccogliendo i frutti in queste ore perché sono arrivati al ministero (come aveva detto Gianni Sivestrini nei giorni scorsi a greenreport, ndr) oltre 1.000 progetti nel campo dell´efficienza energetica che verranno vagliati e incentivati per quanto possibile». L´Italia sta «modificando l´orientamento della produzione industriale – ha detto sempre Gianni - , rendendola congrua e coerente con una trasformazione del modello energetico e del modello economico». E qui il sottosegretario ha aggiunto una riflessione molto importante e assai condivisibile: «Si tratta di un’operazione indubbiamente complicata però è strategica perché a nostro avviso non è possibile pensare di aggredire il tema del cambiamento climatico senza riorientare la produzione industriale. E il modello va cambiato in corsa».

Tornando al vertice Gianni ha spiegato che gli Usa seguono «una strategia denominata ´bottom up´, che sostanzialmente è un´idea di promozione dal basso, dove il basso è il mondo dell´impresa, vale a dire un intervento modificativo sulla produzione energetica affidato sostanzialmente al mercato». Ma l´Italia ha «criticato questa impostazione perché a mio avviso senza un intervento programmatorio degli stati questo percorso è molto difficile da realizzarsi: infatti, il governo italiano si è impegnato proprio in questa chiave. Questa è una delle caratteristiche di questo governo rispetto al precedente».

Se siamo di fronte davvero ad una svolta – ovvero ad una vera e propria riconversione ecologica dell’economia – lo vedremo col tempo. Non c’è dubbio, comunque, che questo governo stia dando segni di buona vitalità su questa strada. Come non vi è dubbio che, a spingere dal lato opposto, ci sia ancora un’idea economica e di mercato che punti solo e soltanto alla crescita senza se e senza ma. Una crescita quale che sia dove i consumi quali che siano sono il motore. C’è molto da fare, ma almeno sul piano dei flussi di energia la politica economica si sta muovendo. Su quelli dei flussi di materia, invece, siamo ancora all’anno zero.

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