[09/03/2006] Aria

Commenti di Lucchini, Cgil e Legambiente sull´accordo della 27 forni

PIOMBINO (Livorno). Tutti più o meno soddisfatti dell’accordo siglato tra Comune di Piombino e Lucchini per lo spegnimento della 27 forni con una graduale riduzione della produzione di coke fino alla chiusura definitiva del 31 maggio.
«E’ un fatto positivo che si sia riusciti a trovare una soluzione – commenta il responsabile delle pubbliche relazioni di Lucchini, Francesco Semino – soprattutto in un momento in cui era stata percepita una situazione di tensione. Questo dimostra che il dialogo c’è sempre stato ed è bene che ci sia sempre».

Una soluzione del genere era stata auspicata anche dalla Cgil: «Fin dall’inizio avevamo proposto questa soluzione – spiega il segretario della Cgil di Piombino Giuseppe Bartoletti – perché gli impianti siderurgici sono molto complessi ed era quindi necessario agire di conseguenza. Credo che questo accordo sia la strada migliore per rispettare l’ordinanza e contemporaneamente per consentire a Lucchini di continuare ad approvvigionarsi di coke».

Il segretario della Camera del lavoro rivendica poi un ruolo del sindacato per le decisioni future: «anche noi dei sindacati siamo responsabili di fronte ai cittadini e ai lavoratori, per cui aspettiamo il piano industriale (che dalla Lucchini fanno sapere che sarà diffuso comunque dopo le elezioni e prima dell’estate, ndr) per partecipare alle decisioni che dovranno essere prese in modo collettivo».

Più dubbioso il circolo di Legambiente Piombino: «Ritengo – dice Marco Giovannelli - che mentre l’attenzione della popolazione piombinese si è concentrata sulla 27 forni, il problema vero sia più generale e riguardi tutta l’area a caldo. Ci sono pronunciamenti di Asl e Arpat che dicono che il 70% delle emissioni inquinanti provengono dalla cokeria e dall’acciaieria. E si parla di sostanze cancerogene».

Quello siglato recentemente da Piombino e Lucchini è quindi secondo Legambiente «un accordo che, in modo puntuale, circoscrive il problema alla situazione più eclatante, ma è importante non perdere di vista il cuore del problema, altrimenti questo stabilimento non ha prospettiva di sopravvivenza. E ribadisco o si sposta al più presto tutti gli impianti dell’area a caldo, o si sposta il quartiere del Cotone».

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