[07/09/2007] Energia

Anche Putin va al supermarket dell’uranio australiano

LIVORNO. La Russia si sta muovendo sempre più attivamente nello scacchiere Asia-Pacifico. Vende materie prime ed armi ed acquista quel che gli manca, sfondando anche in mercati che erano praticamente ed ideologicamente preclusi all’Unione Sovietica.

Oggi è stato firmato, a Sydney, un accordo intergovernativo tra Russia ed Australia, il Paese con i più grandi giacimenti di uranio conosciuti e che sta diventando un vero e proprio supermarket globale per il combustibile necessario a far marciare le centrali atomiche in giro per il mondo.

La Russia, seconda potenza atomica militare del pianeta, ha assicurato che l’uranio verrà trattato per alimentare i suoi reattori nucleari civili ed un soddisfatto Alexander Downer, ministro australiano degli esteri e del commercio, ha assicurato che ogni anno arriverà a Mosca uranio per un valore di un miliardo di dollari. Viene così superato il vecchio accordo russo-australiano del 1990, che prevedeva solo il trattamento dell’uranio fornito alla Russia dall’Australia per conto di Paesi terzi.

Gli affari sono affari, ma l’Australia è anche il più fedele alleato rimasto a Bush e quindi il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro australiano John Howard hanno convocato una conferenza stampa congiunta per assicurare che «l’utilizzo a fini militari dell´uranium concesso dall´Australia alla Russia è escluso».

«La vendita dell’uranio alla Russie sarà sottomesso a garanzie speciali appropriate» ha giurato Howard che già deve spiegare ai suoi cittadini gli allegri rapporti commerciali con la dittatura cinese e la vendita dell’Uranio all’India, Paese che non aderisce al trattato di non proliferazione nucleare. E l’ineffabile presidente russo, l’ex agente del Kgb Putin (Nella foto), ha detto che «chi evoca un possibile utilizzo a fini militari dell’uranio australiano non comprende semplicemente di che si tratta, o avanza questa tesi coscientemente per ostacolare la nostra collaborazione».

Una tesi tranquillizzante, anche perché nelle stesse ore il pacifista Putin, dopo aver invitato il suo amico-nemico Bush ad una battuta di pesca in Siberia, ha piazzato un colpaccio nel paese islamico più popolato del mondo: l’Indonesia. Ha rifilato per un miliardo di dollari al ministro della difesa indonesiano Juwono Sudarono: 7 caccia Sukhoi, due sottomarini di classe "Kilo" e nove elicotteri di vari tipi che dovrebbero arrivare a Jakarta entro il 2010. E l’Indonesia ha un conto aperto proprio con l’Australia che risale all’epoca del suo intervento a Timor Leste.

E Putin subito dopo si è affrettato a dire che «questi contratti sono legali, trasparenti, e siamo profondamente convinti che non avranno alcuna conseguenza negativa nel mondo e non turberanno l’equilibrio locale» Ed ai giornalisti che temono una corsa agli armamenti nella regione legata all’accordo di cooperazione militare, Putin ha risposto che «L’Indonesia è un membro della comunità internazionale. Questo Paese non è fortunatamente sottomesso ad alcuna sanzione, e le vendite di armamenti sul mercato mondiale non possono essere limitate in ragione dalla cooperazione russo-indonesiana in questo settore». Sono lontanissimi i tempi in cui si uccidevano, sotto lo sguardo benevolo di Washington, mezzo milione di comunisti indonesiani in una notte, per impedire che Mosca estendesse la sua egemonia nel sud-est asiatico.

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