[03/09/2007] Rifiuti

Rifiuti: l’Ue si imballa nella nuova direttiva imballaggi

LIVORNO. Le direttive europee che normano i formati degli imballaggi risalgono alla metà degli anni ’70 (75/106/EEC, 76/211/EEC), quando proprio la grande diversità dei formati di imballaggio a livello nazionale sembrava un freno alla libera circolazione delle merci in Europa, soprattutto per i prodotti di esportazione.

In seguito, sono stati molti gli emendamenti che hanno modificato le due direttive e, nel 2000, un decreto della Corte di giustizia Europea sul "cassis de Dijon", che ha fatto giurisprudenza, ha permesso di legalizzare la commercializzazione dei formati nazionali negli altri Stati dell’Ue.

La Commissione Europea si è trovata di fronte sia ad una nuova situazione di mercato che all’evoluzione delle esigenze dei consumatori, ed ha quindi proposto una nuova direttiva «per permettere un maggiore flessibilità a beneficio dei consumatori e dell’industria dei prodotti di consumo», come gli alimentari, ma anche gli imballaggi per detergenti, indumenti, pitture, ecc. con l’eccezione di vino, alcolici, caffè solubile zucchero bianco per i quali le confezioni attuali restano obbligatorie per altri 20 anni.

La Commissione afferma che la nuova direttiva non avrà effetti negativi sugli obiettivi ambientali che si é data l’Ue, ma molte Organizzazioni non governative, in particolar modo in Francia, non sono affatto d’accordo: «Questo testo rischia di aprire una via maestra al sovraimballaggio e alle monodosi per sempre più prodotti» hanno osservato France Nature Environnement, gli Amici della terra, e il Centre national d’information indépendante sur les déchets, che fanno osservare la stridente contraddizione con la volontà/necessità della stessa Unione Europea e dei governi nazionali, di riduzione dei rifiuti alla fonte, ricordando che «la produzione di rifiuti domestici, tra i quali i rifiuti da imballaggi, erano di 354 kg/anno/abitante in Francia nel 2004».

Clara Osadtchy, di Agir pour l´environnement, spiega a Novethic.fr che se «oggi tutti i prodotti sono normati e il pacchetto standard di cereali è intorno a 370 gr per un formato familiare, questa Direttiva potrà permettere formati corrispondenti più al consumo di una o due persone, evitando di buttare il pacchetto non terminato ma già scaduto. Questa direttiva presenta soprattutto il rischio di una moltiplicazione dei prodotti monodose e dei altri imballaggi unitari, come dimostra l’esempio delle cialde di caffè che non rispondono in niente al bisogno del consumatore ma sono il risultato di una volontà degli industriali».

Secondo gli ambientalisti francesi l’ammorbidimento proposto dalla nuova Direttiva ripropone nuovamente il problema degli «interessi economici che prevalgono sui benefici ambientali, testimoniando l’incoerenza di testi che preconizzano da un lato una stabilizzazione della produzione di rifiuti e dall’altro una spinta verso sempre più imballaggi».

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