[31/08/2007] Aria

L´Australia vuole boicottare Kyoto al summit dell´Apec

ROMA. La prossima settimana è in programma a Sidney il summit delle 21 nazioni dell’Apec, che riunisce in sostanza le ex colonie europee e in quell’occasione il presidente australiano John Howard proseguirà probabilmente la sua personale battaglia contro il protocollo di Kyoto al fianco dell’alleato americano.

Secondo i documenti pervenuti a Greenpeace infatti, John Howard mira a influenzare gli obiettivi della riunione sul cambiamento del clima. In quell’occasione godrà della collaborazione di un altro sabotatore del trattato sul clima, George Bush, per spingere verso una nuova alternativa al protocollo di Kyoto che finora comprende impegni concreti per la riduzione di gas serra.

Per questo gli attivisti di Greenpeace stamani hanno manifestato a Bangkok davanti all’ambasciata australiana ed hanno consegnato una lettera chiedendo all’Australia di noi boicottare Kyoto.

«Nel 1995 il mondo ha promosso questo progetto, gli obiettivi che erano stati posti fino ad allora si erano rivelati inefficaci, così è nato il protocollo di Kyoto che comprende degli impegni tassativi per la riduzione delle emissioni. Se Howard fosse serio, come dice, sul discorso del cambiamento del clima - sostiene Francesco Tedesco, responsabile della campagna Clima ed Energia per Greenpeace- allora dovrebbe condurre APEC verso il sostegno e il rinforzo di Kyoto, invece di introdurre l’idea di un accordo vago e teorico collocato in un futuro non specificato».

Greenpeace incita quindi i leader Apec a riconoscere l’imperativo di mantenere l’aumento delle temperature sotto il limite dei 2°C «adottando misure che permetteranno questo risultato e lavorando verso negoziazioni che abbiano successo al meeting sul Protocollo di Kyoto che si terrà a dicembre a Bali e che metterà il mondo sulla strada giusta per proteggere le persone ed il pianeta dalla più grande minaccia che l’umanità abbia mai affrontato».

Per mantenere l’aumento della temperatura globale il più possibile al di sotto dei 2°C e per far sì che i governi mantengano i loro impegni di 15 anni per evitare un pericoloso cambiamento climatico, Greenpeace chiede ai paesi industrializzati tagli di almeno il 30% entro il 2020 ed almeno 80% entro 2050, con il 1990 come anno di riferimento.

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