[09/03/2006] Aria

Garufo: «Risolta la questione 27 forni, ora concentriamoci sul piano industriale Lucchini»

LIVORNO. «Siamo arrivati alla fine di una vicenda molto complessa e faticosa e alla fine l’accordo tra la Lucchini e il Comune di Piombino segna anche una prospettiva più distesa per le discussioni che nelle prossime settimane si apriranno con l’azienda». L’assessore provinciale all’ambiente Rocco Garufo commenta così l’accordo siglato per arrivare alla cessazione definitiva della 27 forni, partendo fin da subito con una riduzione della produzione di coke.

«Per ora il confronto si era concentrato sul conflitto, ma era assolutamente indispensabile tornare a un dialogo sereno anche perché ora ci sono subito due cose da affrontare: come la Lucchini intende consolidare l’attività industriale sul territorio, e attraverso quali strumenti noi istituzioni pretenderemo una maggiore qualità ambientale».

Rocco Garufo ricorda quindi che nei prossimi mesi dovrà iniziare un percorso «che nel giro di due anni porterà tutti gli impianti Lucchini ad avere l’Autorizzazione integrata ambientale, in attuazione della direttiva sulla prevenzione e riduzione dell’inquinamento. Chiederemo il massimo rispetto ambientale e soprattutto vigileremo sulle manutenzioni, perché quando gli impianti funzionano correttamente, non danno neppure problemi di tipo ambientale».

L’assessore provinciale non si nasconde comunque dietro la cokeria: «Noi sappiamo che l’impianto problematico era la 27, ma questo non significa che la 45 vada bene così. Ora aspettiamo il piano industriale della Lucchini che dovrà esprimersi anche su un’eventuale delocalizzazione degli impianti dell’area a caldo, che resta un’opzione primaria per Provincia e Comune».

Per Garufo non ci sarebbe incompatibilità fra uno spostamento degli impianti nelle aree in prossimità della linea di costa e i progetti su cui sta lavorando il Comune di Piombino per la realizzazione di infrastrutture da diporto: «Per quanto ne so io dovrebbe cominciare ad insediarsi un distretto nautico, cioé un’attività cantieristica e non turistica, quindi non incompatibile con l’eventuale delocalizzazione delle cokerie».

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