[30/08/2007] Parchi

Dietro gli incendi né terrorismo né mafia: solo povera brava gente?

LIVORNO. Sarebbe bene meditare su quanto detto ieri dal ministro dell’Interno Giuliano Amato in relazione agli incendi che continuano a devastare il sud dell’Italia: «Sarebbe comodo dire che è stata la criminalità organizzata a provocare gli incendi», ed ha aggiunto che «sono altri e disparati i motivi che portano ad appiccare gli incendi».

Amato sostanzia pesantemente questa tesi con numeri che lasciano poco spazio ad interpretazioni “consolatorie”: dal 2000 sono state denunciate 2.641 persone, 105 incendiari sono stati arrestati. Anche in quest’anno di fuoco siamo dentro la media: 243 denunciati ed 8 arresti. La sorpresa sono invece le motivazioni che muovono i criminali del fuoco e che Amato ha reso note in conferenza stampa: «In 27 casi queste riguardano la pastorizia, la speranza di riavere un pascolo, nove sono legate all’attività di spegnimento, quindici alla ripulitura di una zona e sei a conflitti personali, cioè gente che litiga con qualcun altro e che poi per ripicca dà fuoco. Poi ci sono ritorsioni e bracconaggio. La caratteristica che accomuna quanti provocano incendi dolosi è l’emarginazione sociale».

Sembra venir fuori quindi una nuova ed antica figura dell’incendiario, non più legata ad una impossibile (o quasi) speculazione edilizia sulle aree “liberate” dal fuoco, ad una “moderna” e surrettizia attività di pianificazione urbanistica con le fiamme che le leggi rendono praticamente impossibile (anche se qualche margine - visto che i comuni non fanno il catasto delle aree percorse dagli incendi - resta.

Quella che appare in tutta evidenza è invece un’Italia arcaica ed incattivita, insieme marginale e ben inserita in una parte della società e coperta da una omertà diffusa, che si fa spazio e “giustizia” con il fuoco contro lo Stato oppressore, gli ambientalisti invadenti, le regole troppo strette.

Un’Italia spesso assistita dallo stesso Stato che odia e non conosce e che, come nel caso di alcune regioni del Sud, semina nuovo e poverissimo lavoro con il fuoco, sia quello dei pastori che bruciano per far pascolo che di chi brucia per lasciare intatta una pletorica, colossale ed inefficiente macchina di incendi e rimboschimenti.

Poveri di spirito senza regno dei cieli, che impoveriscono il loro ambiente, senza più il senso della comunità, dell’appartenenza al proprio territorio, del rispetto per la vita e la natura. Un frammento di società forse nemmeno tanto piccolo, atomizzato ma determinato, che difende in ogni modo, tribalmente, la propria sopravvivenza distruggendo l’unica risorsa di cui dispone: l’ambiente.

E’ qui che probabilmente si attacca la criminalità, che più che mandate è gestore politico del bisogno primitivo e che, con il suo esempio sociale distorto, rende lecito l’illecito e normale un’economia, spesso di sussistenza, basata sulla vampirizzazione del territorio e dell’ambiente.

A questo si aggiungono altri comportamenti “classici” come quelli del bracconaggio e della vendetta ricordati da Amato, e “nuovi”, come la sfida da videogame alle forze dell’ordine ed ai volontari antincendio, in una specie di folle rimpiattino che ha come posta la distruzione di alberi ed animali e, sempre più spesso, di vite umane. E in questo, purtroppo, non si intravede nessuna malattia, e quasi nessun piromane squilibrato.

Anche per questo, per questo a noi incomprensibile e diffuso comune sentire, per questo grumo di sorda rabbia e di lucida follia, si prendono di mira più volentieri le aree protette, si colpiscono 15 dei 20 parchi nazionali, si mandano in fumo le riserve e le oasi gestite dalle associazioni ambientaliste.

Perché lì risiede il simbolo moderno della gestione pubblica del territorio (anche se a volte proprio moderna non è, ma questo non interessa più di tanto agli incendiari), dell’intangibilità di beni naturali ed animali che si pensavano propri e che invece diventano pubblici, ed allora, come in una scena da vecchio delitto d’onore, quel che non può essere più tagliato, ucciso, usato non deve più essere di nessuno.

Amato ha svelato questo paese arretrato e incattivito che vive fianco a fianco (e li vota, stando molto attento a silenzi e promesse) con i politici che lanciano appelli per fermare gli incendiari, con gli ambientalisti disperati ed i turisti orripilanti da tanto spreco di bellezza, da questo suicidio economico per un tozzo di pane, per qualche filo d’erba per pecore o per una lepre.

In questo sta l’organizzazione ed il disegno “politico” primitivo e terrorista, più pericoloso perché non organizzato ma portato avanti per imitazione e comunanza e riconoscimento di intenti e “interessi” , perché fatto da “brave persone” che a volte si limitano a compiere qualche reato ambientale che, nell’Italia dei condoni, è sempre poca cosa.

“Brave persone” che stanno bruciando mezza Italia per un tozzo di pane ed un contorto spirito di rivalsa e vendetta.


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