[29/08/2007] Acqua

Il Po malato di inquinamento, siccità e cattiva amministrazione

CREMONA. E’ salpata da Cremona la terza edizione di “Goletta del Po”, l´iniziativa di Legambiente che pone al centro della sua azione la tutela e la salvaguardia del Fiume Po. Nell’edizione 2007 della discesa lungo il grande fiume si navigherà a bordo di una house-boat che il primo settembre approderà a Porto Barricata sul Delta del Po. Con il contributo di Arpa Emilia-Romagna e attraverso la sua struttura di ricerca Oceanografica Daphne, saranno effettuati oltre 20 campionamenti d’acqua per ricercare i macronutrienti (azoto, fosforo, ecc), responsabili dell’eutrofizzazione dei corsi d’acqua e rilevare la penetrazione del cuneo salino nelle acque del fiume.

«Il Po è il fiume più sfruttato d’Italia – ha detto nella conferenza stampa di presentazione Massimo Becchi, portavoce di “Operazione Po 2007” – problema prioritario è la mancanza di una politica unitaria sulla gestione della idrologia del fiume e dei suoi tributari, anche a causa dei troppi enti ed istituzioni anche locali che, con scarsi risultati, cercano di porre mano alle piene e ai momenti di scarsa portata. Inoltre troppa acqua viene prelevata, in particolare per usi irrigui, rispetto a quello che arriva dal sistema alpino, vero serbatoio del fiume grazie ai ghiacciai e agli invasi lacustri e idroelettrici, così quello che arriva in Emilia è un fiume ormai altamente inquinato e con portate ben al di sotto della media storica».

Legambiente chiede di abbandonare ogni indugio sull´istituzione del Parco del Po a Cremona, seguendo l’esempio del piccolo comune di Gerre De Caprioli (mille abitanti) che da anni è l´ente gestore del parco d´Interesse sovracomunale del Po e del Morbasco, con 350 ettari di superficie tutelati da un piano di gestione che garantiscono al territorio interventi di valorizzazione e vigilanza, ad esempio attraverso interventi di forestazione e rinaturazione nelle golene.

«Quello del Po è l´anello mancante del sistema dei parchi regionali in Lombardia – ha detto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - A differenza del Piemonte, che ha istituito tre parchi regionali lungo l´intero corso del fiume a partire dalle sue sorgenti, nella nostra Regione si fanno molte dichiarazioni d´amore per il Po a cui conseguono ben pochi atti e progetti per rilanciare l´importanza ed il valore, anche turistico, che potrebbe derivare da una politica di tutela e valorizzazione delle terre del grande fiume, che puntualmente ad ogni estate si riduce ad un colatoio di poche acque drenate dai campi, e per di più inquinate da reflui zootecnici, civili e industriali».

La partenza di “Goletta del Po” é stata anche l´occasione per tornare a parlare della vicenda Tamoil, venuta alla ribalta con il ritrovamento di residui oleosi nelle acque delle piscine cremonesi e le indagini dei Carabinieri che hanno portato al dissotterramento di 12 fusti interrati nel recinto della raffineria.

Legambiente denuncia «l´eccessiva e prolungata tolleranza da parte degli enti territoriali e la confusione di ruoli delle strutture di controllo, che hanno evidentemente sottovalutato il rischio ambientale e sanitario di una raffineria che copre, da sola, ben 710.000 metri quadri di territorio cremonese, immediatamente alle spalle dell´argine maestro».

Per questo l’associazione chiede l’attivazione urgente di un tavolo di lavoro sui rischi connessi agli inquinamenti chimici della raffineria e agli altri insediamenti industriali dell´area cremonese, aperto alla partecipazione dei diversi portatori di interesse, a cominciare dagli ambientalisti.

«La nostra richiesta è quella di passare al setaccio tutta l´area e il ciclo produttivo, a cominciare dal sottosuolo all´interno e all´esterno del recinto industriale – spiega Renato Guizzardi, presidente di Legambiente Cremona - Vogliamo trasparenza sui dati della caratterizzazione e garanzie sul confinamento
della falda in tempi rapidi, ma a questo punto vogliamo anche conoscere i dati delle emissioni, per sapere se siano state rispettate le procedure per evitare la dispersione di idrocarburi e altri inquinanti gassosi e liquidi, che raggiungono il Po attraverso la falda o direttamente dagli scarichi della raffineria, per accertare le responsabilità di Tamoil e le omissioni degli organismi di controllo. Infine chiediamo chiarezza sui rischi per la salute a cui sono stati sottoposti in tutti questi anni i lavoratori della Tamoil e la cittadinanza cremonese».

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