[24/08/2007] Trasporti

Autostrade del mare, l´ecobonus è sempre in panne

LIVORNO. Si riapre la polemica sull’ecobonus, l’incentivo per gli autotrasportatori che decidono di caricare i loro camion sulle navi: gli armatori puntano il dito contro il ministero dei trasporti per la mancanza di chiarezza sull’ente erogatore delle sovvenzioni e su chi debba fare monitoraggio sugli incrementi della merce trasportata; mentre il presidente dell’ufficio italiano di Short sea shipping –l’agenzia comunitaria per promuovere il cabotaggio - denuncia la non chiarezza dell’ammontare dell’incentivo.

Per fare chiarezza partiamo dal Dpr 205 del 2006 entrato in vigore il 22 giugno con cui è stato istituito l’ecobunus, con lo stanziamento di 20 milioni di euro in 15 anni. L’ammontare è poi stato ripartito in percentuali a seconda delle finalità: 90% per interventi di innovazione del sistema dell’autotrasporto merci, dello sviluppo delle catene logistiche e del potenziamento dell’intermodalità, con particolare riferimento
all’utilizzazione della modalità marittima in luogo di quella stradale, nonché per lo sviluppo del cabotaggio marittimo e per interventi di miglioramento ambientale. Mentre il restante 10% per interventi di ristrutturazione aziendale e per l’innovazione tecnologica.

Per il conseguimento delle finalità del provvedimento è concesso un contributo diretto alla compensazione dei costi esterni non sostenuti dal trasporto su strada, relative alle tratte marittime individuate tramite decreto del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, mentre è possibile accedere da parte delle imprese con piani aziendali volti a valorizzare il trasporto su nave, a contributi a carico dello Stato, a titolo di copertura dei costi ammissibili (30% per forme di aggregazioni fra le imprese; 50% per iniziative di formazione di personale e 30% per l’acquisto di attrezzature e di dispositivi atti a migliorare la sicurezza).

E proprio sulla identificazione delle tratte il 31 gennaio 2007 è stato emanato il relativo decreto ministeriale. Ma il decreto, di regola, non dovrebbe fermarsi alla mera indicazione delle tratte marittime a cui è collegato il contributo. Dovrebbe stabilire le modalità operative per l’effettuazione delle verifiche del mantenimento dei volumi di traffico sulle tratte marittime interessate dal contributo, per l’eventuale recupero del contributo. E cosa fondamentale, dovrebbe fissare per ogni tratta l’importo massimo del contributo per ogni viaggio effettuato tenendo conto della differenza esistente fra i costi esterni originati dal trasporto stradale e quelli del trasporto via mare.

L’incentivo, visto così, non fa altro che prendere le forme di un rimborso di parte del costo del passaggio via nave. Fra l’altro, un rimborso di cui potranno usufruire solo le imprese che hanno effettuato almeno 80 viaggi in un anno sulla stessa tratta. E poi l’importo del contributo non potrà superare il 20% delle tariffe praticate sulle tratte esistenti e il 30% delle tariffe applicate sulle nuove rotte.
Se effettivamente l’obiettivo del legislatore è quello di incentivare l’utilizzo delle autostrade del mare per disincentivare il trasporto su gomma delle merci, bisogna che qualche ulteriore chiarezza sia fatta. E che i diversi strumenti giuridici, fiscali, sociali e tecnologici siano utilizzati congiuntamente per raggiungere l’obiettivo. E anche per rimanere al passo con la realtà europea.

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