[24/08/2007] Consumo

Aiab: «Sul biologico critiche faziose, perché non citano gli studi dell´Inram»

LIVORNO. Di quanto scrive oggi l’Espresso sul biologico, riportando uno studio di Altroconsumo che ne mette in discussione i benefici sulla salute, ne abbiamo parlato con Vincenzo Vizioli, (nella foto) presidente dell’Aiab Umbria e della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica.

Vizioli, che ne pensa di questa attacco al biologico?
«Innanzi tutto faccio un’osservazione: in alcuni passaggi dell’articolo si dice che i prodotti biologici sono stati trovati equivalenti a quelli convenzionale. Ma allora visto che si dice da tutte le parti che l’agricoltura italiana convenzionale è buona, significa fare un complimento al biologico, no? Al di là di questa semplice riflessione, qui mi pare ci si dimentichi di dire intanto che i prodotti biologici sono sani e buoni anche per l’ambiente, perché non scaricano sulla collettività i problemi della produzione. Non mi pare poco, visto che ad esempio il biologico consuma molta meno acqua e non usando nitrati neppure inquina la falda acquifera. Poi vorrei sapere perché vengono bypassate ricerche come quelle dell’Inram, l´Istituto nazionale per la ricerca sugli alimenti che più volte hanno messo in evidenza che nei prodotti biologici ci sono più antiossidanti naturali».

Secondo l’articolo però non è dimostrato che questi antiossidanti facciano bene.
«I detrattori del biologico infatti usano lo stesso il linguaggio servito per salvare l’agricoltura convenzionale. Ovvero quando si sostiene che stanno aumentando tantissimo le malattia legate all’alimentazione, in particolare allergie e intolleranze e si aggiunge che il sospetto è che questa situazione sia causata dai residui chimici, chi vuol salvare l’agricoltura convenzionale dice: nessuno è in grado di affermare questo collegamento con certezza. Così si fa con il biologico, siccome non è dimostrato al 100% che fa bene, si sostiene che sia un bluff».

Che idea si è dunque fatta di questa indagine di Altroconsumo che ha appunto ispirato l’articolo dell’Espresso?
«E’ un attacco fazioso e non il primo. Altroconsumo già in passato ha detto alcune di queste cose, ma poi sono rimaste boutade. Vorrei dire però un’altra cosa: tutto si può far meglio e non nascondo che il biologico abbia ancora dei problemi da risolvere. Primo di questi il fatto che in Italia non esiste una scuola. L’Università mette il biologico in disparte, non si fa ricerca. Ed è per questo che l’Aiab ha messo in piedi la fondazione per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica. Poi c’è la questione dei prezzi alti e anche su questo c’è molto da lavorare, in particolare sulla filiera che deve essere corta. Ora invece ha troppi passaggi ed è anche per questo che il costo di questi prodotti aumenta. Tant’è che dove si fanno i gruppi d’acquisto i prezzi sono competitivi».

Non crede che l’aver introdotto il circuito del biologico nel mercato della grande distribuzione se da una parte ha contribuito alla diffusione del biologico, dall’altra ne ha minato in parte la qualità?
«Il punto è che finalmente il mercato del biologico da un po’ di tempo ha cominciato a crescere, ma conseguentemente cresce l’importazione. Invece di sviluppare la produzione locale, si è andati a rispondere alla domanda prendendo ad esempio il grano biologico dalla Romania. A me non dispiace che la Romania si converta al biologico, ma se fa prezzi così bassi come sta facendo ora costringe gli agricoltori italiani ad abbandonare il biologico perché non gli conviene più…».

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