[21/08/2007] Parchi

Al Vespertilio di Bechstein (pipistrello) piacciono i boschi del parco d’Abruzzo

LIVORNO. A Villavallelonga, nel parco nazionale di Abruzzo-Lazio-Molise é stata trovata la più grande colonia di Vespertilio di Bechstein che si conosca nell’Europa meridionale. Si tratta di una cinquantina di chirotteri (pipistrelli) Vespertilionidi che insieme al Barbastello sono studiati da Danilo Russo in collaborazione con il servizio scientifico dell’Ente parco.

Il Vespertilio di Bechstein è segnalato anche in alte regioni d’Italia, anche nel vicino Lazio ed in Toscana, mentre è diffuso puntiformemente in tutta l’Italia, esclusa la Sardegna. Si tratta di un pipistrello abbastanza misterioso, che vive fino a 1.800 metri di quota in boschi di latifoglie, ma anche in parchi urbani, mentre si iberna in cavità molto umide. Si nutre di lepidotteri, ditteri e coleotteri.

L’assembramento eccezionale di Villavallelunga dovrebbe essere costituito da femmine, che si radunano in colonie riproduttive di 5-30 femmine, visto che in primavera-estate i maschi vivono separatamente. Questi pipistrelli vivono anche 21 anni partoriscono un unico piccolo ogni estate, tra giugno e luglio, raramente due.

«Un altro dato importante è emerso dalle osservazioni che ha fatto registrare la prima riproduzione accertata del Vespertilio nell’area di studio – si legge in una nota del parco - documentata da un filmato che mostra mamma pipistrello nel roost (rifugio) che cela i piccoli sotto l’ala».

I chirotteri sono animali utilissimi perché mangiano zanzare ed insetti in grandi quantità, ma nonostante questo l’uomo resta il loro più pericoloso nemico, non solo per la distruzione di habitat e rifugi, ma anche per la superstizione che diventa persecuzione verso questi animali delicati e pieni di risorse.

Il presidente del parco Giuseppe Rossi nel commentare i dati li ha definiti «un primato che testimonia l’integrità e la salute del territorio. Solo in Polonia e sulle Alpi Dinariche ho avuto modo di osservare foreste con le caratteristiche di naturalità presenti nell’area della Vallelonga. Confermano che la conservazione oggi rappresenta qualcosa su cui puntare ed evidenziano che l’equazione sviluppo economico – Parco non è così stringente, ma un percorso comune da affrontare senza fare voli pindarici, ma progettando ciò che si può realizzare puntando sulla capacità di collaborazione tra Enti per incidere economicamente in queste realtà con infrastrutture compatibili».

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