[17/08/2007] Rifiuti

La Corte costituzionale: le stazioni ecologiche sono attività di stoccaggio

LIVORNO. Le ecopiazzole (dette anche stazioni o isole ecologiche) per la raccolta dei rifiuti urbani sono attività di stoccaggio che necessitano di autorizzazione. Lo ribadisce la Corte costituzionale con una sentenza di giugno di questo anno; l’ultima di una serie di pronunce basate sul tenore letterale delle disposizioni che regolano la materia.

Le ecopiazzole sono aree attrezzate che consentono ai cittadini di collocare i rifiuti in spazi cittadini deputati per la raccolta dei rifiuti urbani o assimilati avviati successivamente, al recupero o allo smaltimento. In pratica sono aree che, se controllate e gestite correttamente, consentono di razionalizzare la raccolta dei rifiuti con risultati positivi.

Ma da qualche tempo rappresentano più un rischio che un vantaggio per quei comuni che cercano di adeguarsi in tutti i modi alla normativa: rischia una condanna penale l’amministrazione pubblica che predispone queste aree senza essere in possesso dell’autorizzazione prevista per la gestione dei rifiuti.
Questo perché la giurisprudenza ritiene che l’ecopiazzola sia una modalità di raccolta della gestione e non deposito temporaneo.

Il deposito temporaneo è definito dalla normativa come il raggruppamento dei rifiuti effettuato prima della raccolta nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti. Non necessita di autorizzazione in quanto attività che si colloca al di fuori della gestione dei rifiuti intesa come la raccolta, il trasporto e il recupero e lo smaltimento dei rifiuti compreso il loro controllo e quello delle discariche dopo la chiusura.

Lo stoccaggio, al contrario, è attività della gestione che va autorizzata Infatti, secondo la normativa, lo stoccaggio comprende operazioni di smaltimento e di recupero che, in quanto tali, devono essere autorizzate dall’ente competente. Se svolte senza l’autorizzazione sono sanzionate, e la sanzione può essere di tipo penale.

Per scongiurare l’illecito e per evitare che la gestione dei rifiuti diventi un affare su cui lucrare, come può avvenire, per esempio con la finta raccolta differenziata fatta predisponendo i contenitori e i mezzi ma smaltendo poi alla rinfusa i rifiuti in discarica, rischia di penalizzare quei comuni virtuosi che cercano di dare una soluzione concreta e legale ai rifiuti.

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