[16/08/2007] Parchi

La direttiva Ue e le Zps salvano gli uccelli europei

LIVORNO. Secondo i risultati di una ricerca nell´ultimo numero della rivista «Science», in parte finanziata con il programma “Assessing large scale risks for biodiversity with tested methods” (Alarm) sesto programma quadro dell’Ue, la direttiva “Uccelli” adottata nel 1979 dall’Unione Europea e le misure di protezione dell’avifauna in essa contenute starebbero funzionando.

La direttiva si propone la tutela di tutti gli uccelli, soprattutto di quelli rari e in pericolo che secondo l´allegato I richiedono misure speciali di conservazione. La discussione è anche molto italiana e riguarda le polemiche su caccia e Zone di protezione speciale e le procedure di infrazione avviate dall’Ue contro l’Italia, colpevole di non adottare misure supplementari per migliorare lo stato di conservazione di queste specie e dei loro habitat.

Gli scienziati della Royal society for the potection of birds (Rspb) della Gran Bretagna, hanno sviluppato cinque parametri per capire se la legislazione così contestata dai cacciatori italiani sia stata più o meno efficace:
1 - nell´UE15 le specie dell´allegato I dovrebbero presentare un maggiore aumento della popolazione rispetto alle specie che non figurano nell´allegato I;
2 - eventuali miglioramenti nelle specie che figurano nell´allegato I rispetto alle specie che non vi figurano dovrebbero essere maggiori nell´Ue15 rispetto alle zone dell´Europa in cui la direttiva non è applicabile;
3 - le tendenze delle specie dell´allegato I e delle specie che non figurano in tale allegato dovrebbero essere più positive nell´Ue 15 rispetto alle zone al di fuori di essa;
4 - eventuali impatti positivi legati al fatto di essere una specie contemplata dall´allegato I dovrebbero essere maggiormente evidenti nelle specie elencate da più tempo;
5 - infine, nei vari paesi, dovrebbe esserci una correlazione tra la misura in cui sono state attuate le iniziative della direttiva (ad esempio, esaminando la proporzione dei territori designati come Zps) e le tendenze delle popolazioni di uccelli.

Nonostante il diffuso scetticismo venatorio, una nota del Cordis, il Servizio comunitario di informazione in materia di ricerca e sviluppo, annuncia che «lo studio ha rivelato che tutti i criteri sono stati soddisfatti, salvo il terzo che è stato soddisfatto solo in parte (le popolazioni delle specie dell´allegato I hanno registrato tendenze più positive nell´UE15 rispetto ai paesi non membri, a differenza delle specie che non figurano nell´allegato I). Per quanto riguarda il quarto criterio, gli scienziati hanno osservato un intervallo di tempo considerevole di oltre 10 anni tra l´intervento politico e una risposta rilevabile della popolazione».

E i ricercatori del Rsbp scrivono: «I dati confermano quindi l´ipotesi che la direttiva sugli uccelli ha apportato benefici dimostrabili alle popolazioni di uccelli dell´UE e che l´intervento politico internazionale può essere efficace per risolvere le problematiche di conservazione in ampie zone geografiche».
Secondo Birdlife International senza la direttiva Ue non si sarebbero potuti probabilmente salvare uccelli magnifici e rari come la spatola dell´Eurasia (Platalea leucorodia), l´aquila di mare (Haliaeetus albicilla) e l´aquila imperiale iberica (Aquila adalberti) o le loro popolazioni sarebbero scomparse da quel che rimane dei loro rifugi.

Ma per i ricercatori occorre fare di più: «La valutazione dell´impatto dell´intervento politico internazionale in materia di conservazione è in ritardo rispetto a molti altri settori d´intervento politico, in gran parte a causa della carenza di dati sulla risposta delle specie oggetto d´intervento», così queste politiche vengono spesso criticate sia dagli stessi consevazionisti che dai cacciatori, mentre le possibilità possibilità di miglioramento delle politiche sono scarse.

Un rimedio secondo lo studio ci sarebbe: «un monitoraggio semplice ma costruttivo» e più ampio delle popolazioni di uccelli per capire l´efficacia della politica che dovrebbe a sua volta fissare obiettivi quantitativi misurabili. «Fino a quando monitoraggio e politica non saranno maggiormente integrati, il successo delle politiche internazionali di conservazione volte a proteggere la biodiversità del pianeta [...] sarà difficile o impossibile da quantificare – concludono gli scienziati - La prognosi per la biodiversità è negativa, poiché questa mancanza di feedback può soltanto indebolire gli interventi politici internazionali in un momento di declino senza precedenti delle specie.»

BirdLife International, di cui fa parte anche l’italiana Lipu, chiede un maggiore sforzo dei governi per rispettare ed applicare la direttiva uccelli e avverte: «Una designazione e una protezione insufficiente dei siti, la carenza di finanziamenti per la loro gestione e un´agricoltura insostenibile possono contribuire a rovesciare i successi della direttiva, perpetuando le drammatiche perdite di fauna selvatica in Europa.»

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