[14/08/2007] Parchi

La crociata verde del Nicaragua per salvare l’acqua

LIVORNO. Il governo del Nicaragua ha lanciato recentemente la “Campaña nacional de reforestación” per rimboschire ogni anno 60 mila ettari di territorio e recuperare così 18 fiumi “persi” negli ultimi anni a causa della deforestazione incontrollata. La campagna durerà fino al 2012 ed è già partita in vari municipi della regione della capitale Managua, soprattutto lungo le rive del lago e dei fiumi inquinati dagli scarichi fognari della città. Secondo l’Instituto nacional forestal (Inafor) la riforestazione si sta sviluppando con l’aiuto di comuni, studenti, ambientalisti, poliziotti e soldati dell’esercito nicaraguense.

Verranno piantate, a secondo delle zone climatiche e degli habitat forestali, 210 specie di piante diverse, e solo per quest’anno l’ Inafor ha investito 1,8 milioni di dollari, per mettere a dimora pini nel nord più fresco e latifoglie nel centro del Paese. L’iniziativa, che è stata immediatamente ribattezzata “cruzada verde” e conta sul pieno appoggio del presidente sandinista Daniel Ortega. A fine agosto il totale degli alberi piantati dovrebbe superare i 300 mila tra l’area del Pacifico e il centro del Nicaragua, le zone prioritarie sono quelle di 18 fiumi “desaparecidos” nei dipartimenti occidentali di León, Chinandega, Matagalpa, Estelí e Jinotega. Nomi che richiamano la lunga guerriglia per la liberazione del Nicaragua dal regime fascista di Somoza.

Le foreste giocano un ruolo cruciale per la ricarica idrica di fiumi e laghi della zona: captano la pioggia e permettono la sua infiltrazione nel sottosuolo e nelle falde acquifere, per poi alimentare i corpi idrici superficiali, ma i rimboschimenti non servono solo a garantire l’acqua, che sta diventando un bene sempre più prezioso e raro anche in America centrale, ma puntano anche ad evitare le disastrose slavine di fango che negli anni passati hanno seppellito villaggi interi in Nicaragua, proprio a causa del disboscamento dei versanti.

L’intera “Campaña nacional de reforestación” dovrebbe avvenire con interventi di riforestazione eseguiti con metodi tradizionali e sostenibili, ma il suo successo, secondo gli ambientalisti nicaraguegni, ci sarà solo con un forte impegno del governo centrale e con l’adesione convinta di tutti le 153 alcaldías del Paese, 58 delle quali sono in mano all’opposizione di destra del Partido liberal constitucionalista.
In Nicaragua la copertura forestale diminuisce ogni anno e dal 1950, quando le foreste coprivano 8 milioni di ettari, è scesa di tre milioni di ettari e il ritmo sta aumentando ogni anno.
Secondo Global Witness in Nicaragua si perdono tra i 70 e i 180 mila ettari di foreste ogni anno e questo provoca il deterioramento delle sorgenti d’acqua per uso umano, in un Paese dove, secondo l’Onu, il 70% dei suoi 5,1 milioni di abitanti ha già carenza di acqua potabile.

Più che una “cruzada” sembra una corsa contro il tempo: ogni anno in Nicaragua vengono tagliati illegalmente circa 70 mila ettari di boschi e secondo il governo questo ritmo «in 40 anni il Nicaragua si trasformerà in un deserto» e l’intero centro America potrebbe rimanere senza risorse idriche in 30 anni.
Il problema é così grave che il presidente Ortega ha dichiarato guerra ai trafficanti che hanno preso d’assalto la l’area protetta di Bosawa e la riserva biologica Indio Maíz per contrabbandare legname, animali e altre preziose materie prime in Honduras e Costa Rica. Lo scorso anno il governo ha approvato la legge di “Veda Forestal” che prevede 10 anni di galera per la commercializzazione di cedro (Cedrela odorata), pochote (Bombacopsis quinata), pino (Pinaceae), mangrovie (Rhizophoraceae) e ceibo (Erythrina crista-galli).

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