[13/08/2007] Comunicati

Stop ai ladri di futuro: firma la petizione

LIVORNO. «Stop ai ladri del futuro»: è la petizione per l’inserimento dei delitti contro l’ambiente nel codice penale lanciata sabato da Legambiente al Festival internazionale di ecologia e solidarietà (Festambiente, Parco naturale della Maremma dal 9 al 18 agosto).

Fra i firmatari innumerevoli personaggi dello spettacolo, della realtà culturale e della realtà giuridica: il cantante Gaetano Curreri degli Stadio, il giornalista Luigi Ciotti, lo scrittore Carlo Lucarelli (Nella foto), il Presidente della commissione antimafia Francesco Fargione, il commissario straordinario per i beni confiscati alle mafie Antonio Marruccia e il magistrato Maurizio Santoloci. Tutti a fianco della associazione per la tutela dell’ambiente per chiedere a gran voce che al più presto venga discussa e approvata la riforma del codice penale.

Ad oggi nel nostro ordinamento non esistono reati ad hoc per punire i crimini ambientali. Solo sanzioni di natura contravvenzionale, sanzioni amministrative pecuniarie blande e prescrittibili in pochi anni rintracciabili per lo più in norme speciali.
La limitazione della libertà dei soggetti che compromettono con il loro comportamento risorse preziose per la qualità della vita umana non può che avvenire attraverso un lavoro interpretativo della giurisprudenza che si trova a dover cercare la fattispecie di reato genera più adeguata al caso concreto. Non esistendo un articolo nel codice penale ad hoc per i reati ambientali, la scelta viene affidata agli interpreti e non essendoci una chiarezza nella diritto sostanziale l’interpretazione può arrivare ad escludere l’imputazione di reato nei confronti del responsabile.
Evidentemente le due riforme l’una del codice penale e l’altra del codice ambientale, non solo devono andare di pari passo a livello temporale, ma devono stare fra loro in un rapporto sinergetico.
Per utilizzare le parole del magistrato Santoloci la sinergia fra i due elementi è «doverosa e necessaria».

Se, ad un anno dell’entrata in vigore del codice ambientale, già si sta rimettendo mano alle misure punitive, intervenendo o chiedendo di intervenire velocemente, questa volta, sul codice penale una ragione vi dovrà pur essere.

In generale e di regola un testo unico deve raggiungere degli obiettivi, uno fra tutti il riordino in un unico testo di una serie di leggi sconnesse ed indipendenti fra loro. Il fine è quello di renderle coerenti per offrire al lettore, all’operatore e all’interprete un ordine sistematico delle disposizioni. Ed una operazione di tal misura dovrà evitare un arretramento del sistema ambientale e garantire l’aggiornamento della normativa alle direttive europea e alle riforme interne come per esempio la riforma dell’articolo 117 della Costituzione (ripartizione delle competenze amministrative e legislative fra regioni e stato).

Ma analizzando il codice e confrontandolo con le varie leggi di settore ci accorgiamo immediatamente che nella maggior parte la tecnica adottata è stata quella del “copia incolla” senza che neanche un articolo fosse dedicato a definire i principi generali del diritto ambientale. Eppure l’aspirazione a cui il diritto ambientale tende è proprio quella di riuscire a trasfondere in un testo normativo le complessità, ma allo stesso tempo, l’armonico interagire che si riscontra in natura.

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