[13/08/2007] Acqua

Acqua e biocarburanti: c´è un problema di sostenibilità?

LIVORNO. Da questa mattina 2500 esperti da tutto il mondo si trovano a Stoccolma per discutere dell’emergenza acqua, nell’ambito della Settimana mondiale dell’acqua che si articolerà fra dibattiti ed eventi ai quali parteciperanno rappresentanti di governo e dell´industria, specialisti nel settore, organizzazioni non governative e responsabili delle Nazioni Unite. L´istituto internazionale di Stoccolma che organizza da 17 anni l’evento ricorda che l´oro blu gioca un ruolo di primo piano nel fenomeno del riscaldamento del pianeta e legato a questo tema verrà affrontata anche la questione dei biocarburanti.

La prospettiva infatti, denunciano gli esperti, è che la risorsa acqua possa essere sempre più impiegata in futuro per produrre i cereali necessari alle bioenergie, invece di essere destinata alle colture necessarie a sfamare le popolazioni. Una domanda, quella mondiale di cereali per il cibo, che secondo le previsioni già nel 2020 sarà aumentata del 40% rispetto al 1990. Il punto è che questo aumento è avvenuto utilizzando metodi di produzione idrovori, che riducono di gran lunga la disponibilità di oro blu in futuro. La chiave per affrontare un migliore impiego della risorsa acqua è dunque l´utilizzo di metodi più sostenibili, che non costituiscano una minaccia per la biodiversità e gli ecosistemi acquatici del pianeta.

Un appuntamento importante quello di Stoccolma, anche se è impossibile non sottolineare che il primo tra i main sponsor della Settimana mondiale dell’acqua è la Nestlé, multinazionale leader mondiale nell’imbottigliamento delle acque, con ben 265 marchi diffusi in tutto il mondo.

E siccome proprio a causa della sua scarsità, l’acqua da bene comune è diventato un business (anche se Nestlé fa sapere che mentre il volume della sua produzione è quasi raddoppiato nel decennio passato, la quantità di acqua utilizzata è stata ridotta del 29%), appare quanto meno stonato che i soldi per organizzare la settimana mondiale dell’acqua li metta chi ha costruito il suo impero sulla privatizzazione di questa risorsa che per il 20% della popolazione mondiale in 30 Paesi è già scarsa, una percentuale che entro il 2025 diventerà del 30% in 50 Paesi. Dati diffusi dall’Onu insieme alla stima di 2,6 miliardi di persone nel mondo a non avere accesso a servizi sanitari adeguati, con malattie che ne derivano, come la diarrea, che uccide 2 milioni di bambini ogni anno.

In Italia invece secondo le stime, la disponibilità di acqua non copre totalmente i fabbisogni, ma a pesare di più sono sprechi e reti ´colabrodo´. Le esigenze di acqua del nostro Paese sono infatti di circa 54,3 miliardi di metri cubi l´anno e le risorse utilizzabili vengono stimate in 53 miliardi di metri cubi, di cui 40 miliardi di metri cubi per la risorsa superficiale e 13 miliardi di metri cubi per quella sotterranea. Questi i dati della Relazione annuale sullo stato dei servizi idrici presentata al Parlamento nel 2006 dal Comitato di vigilanza sull´uso delle risorse idriche. Nella stessa relazione si parla di reti ´colabrodo´, che perdono il 40% dell´acqua trasportata.

Il consumo d´acqua nelle abitazioni e nelle città, spiega il dossier Acque Wwf del 2007, incide soltanto per il 10% sul totale. In Italia all´agricoltura viene attribuito un 46% dei consumi, alle industrie manifatturiere il 17%, alla produzione idroelettrica il 19% e per le forniture pubbliche il 18%. L´innevamento toglie 90 milioni di metri cubi d´acqua l´anno;

Secondo il rapporto sull’acqua di Legambiente infine, oltre il 90% dei comuni consuma tra i 100 e i 250 litri per abitante al giorno, mentre cinque città consumano oltre 300 litri. Milano, con un consumo per abitante di circa 395 litri di acqua al giorno per abitante, registra il valore più alto d´Italia; a seguire troviamo Lecce (354 litri), Ragusa (335 litri), Frosinone (312 litri) e Padova (308 litri).

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