[09/08/2007] Comunicati

Le responsabilità dell´uomo e il rispetto (non l´umanizzazione) dell´animale

LIVORNO. Nel nostro paese nei mesi estivi ogni due minuti viene abbandonato un animale domestico e soltanto il 20 per cento riesce a sopravvivere. E’ una pratica vergognosa ed incivile, che viene compiuta durante tutto l’anno ma che trova il suo apice nel periodo che va da giugno a settembre. Non si tratta di singoli casi – continua Marco Ciarafoni - ma di una prassi consolidata che continua ad essere applicata nonostante l’inasprimento delle norme che prevedono l’arresto fino ad un anno e multe da 1000 a 10mila euro.

“Molto spesso i padroni, dopo pochi mesi, si rendono conto che l’animale non è un giocattolo, ma va accudito e seguito con attenzione e alla prima difficoltà, come le ferie estive, non trovano di meglio che abbandonarlo per strada. E’ necessaria prima di tutto una svolta civica e culturale a partire da una campagna di informazione, fin dalle scuole, per mettere in evidenza cosa comporta realmente adottare un cucciolo e quali sono le conseguenze causate da un abbandono. Anche in considerazione degli ultimi dati che indicano che quasi il 60 per cento delle famiglie italiane possiedono un cane o un gatto.

Il Csaa si batte da anni per il benessere degli animali domestici. Siamo convinti – conclude Marco Ciarafoni – che il rapporto uomo cane rappresenti un legame straordinario e gratificante sul quale occorre saper innovare partendo dal riconoscimento dei diritti reciproci e dal concetto di benessere come peraltro indicato dall’Unione Europea. Occorre affermare, per battere le degenerazioni e contrastare anche forme di integralismo deleterio, un nuovo umanesimo che affida agli essere umani la responsabilità, da incrementare, nei confronti del mondo fisico e biologico in cui vivono. Questa responsabilità ha una dimensione scientifica ed etica perché richiama la necessità di una maggiore consapevolezza dell’impatto che le azioni degli uomini hanno sugli equilibri naturali e sugli altri esseri viventi. Diverso, e noi non lo condividiamo, è prescindere da una naturale scala biologica che porta all’umanizzazione di ciò che non può e non deve essere umanizzato.

Marco Ciarafoni è presidente Csaa (Centro sportivo e delle attività per l’ambiente)

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