[09/08/2007] Parchi

Incendiari o piromani che dir si voglia, è il senso civico che ormai si è perso

LIVORNO. Più volte ci siamo fermati a riflettere sull’informazione ambientale, che arriva ai cittadini attraverso il filtro dei media tradizionali, dove difficilmente sono presenti giornalisti specializzati e formati. Un interessante contributo al dibattito su questo tema arriva dal magistrato Maurizio Santoloci, che è anche consulente del ministero dell’ambiente per quanto riguarda la revisione del Testo Unico.

Attraverso il suo sito Dirittoambiente.com Santoloci sottolinea che «un doppio grande equivoco terminologico imperversa nel linguaggio comune», ostacolando la reale comprensione del fenomeno-incendi, che in questi giorni sta devastando mezza Italia e che lo stesso magistrato non esita a definire terrorismo ambientale.

L’equivoco a cui si riferisce Santoloci riguarda i termini “forestali”, “guardie forestali” ed operatori del “Corpo Forestale dello Stato”, spesso usati erroneamente come sinonimi. «Va infatti ricordato – spiega nel suo editoriale - che in alcune Regioni sono assunti “operai forestali” (spesso in numero rilevantissimo) che sono dipendenti momentanei o stabili delle pubbliche amministrazioni locali destinati ad attività di rimboschimento, cura dei boschi ed anche a servizi antincendio. Sono personale civile, che non ha nessun collegamento con alcuna forza di polizia e tantomeno con il Corpo Forestale dello Stato che non c’entra nulla con tale realtà. Questi operai sono di fatto chiamati impropriamente “forestali”. Ed a volte in passato alcuni sono stati accusati o sospettati di aver appiccato il fuoco alla foresta che poi dovevano spegnere».

Il secondo equivoco riguarda le “guardie forestali” che in realtà non esistono. «E’ un termine improprio che non può indicare nulla – spiega ancora Maurizio Santoloci - Molti pensano che i “forestali” sopra citati, e cioè gli “operai forestali” siano “guardie forestali”: è un semplice equivoco terminologico…».

Dunque i cosiddetti “forestali” dei quali si parla ai tg e si scrive sui giornali sono operai, dipendenti fissi o stagionali di enti locali, personale civile e non di polizia, che ha come operato quello di piantare alberi, lavorare per il buon regime dei boschi ed eseguire attività contro gli incendi. Sono spesso tantissimi, non hanno nulla a che fare con il Corpo Forestale dello Stato o con un Corpi forestali regionali».

Poi ci sono i “piromani”. Altro termine che secondo Santoloci assolutamente improprio e fuorviante: «oggi chi appicca il fuoco ad un bosco ha un comportamento scientifico e volontario o comunque fortemente imprudente; si tratta dunque di soggetti che erroneamente vengono denominati “piromani” (termine che denota una malattia), ma che invece devono essere qualificati “incendiari”, ovvero dediti al delitto di incendio boschivo doloso (o colposo) previsto dal Codice Penale. Il termine “piromani” è assolutamente errato perché dà per scontato che chi appicca il fuoco ai boschi è un malato, un soggetto irresponsabile e maniacale. E così il fenomeno è liquidato come evento da psicologo o da psichiatra, ma non è affatto così: si tratta di “criminali incendiari” che agiscono in modo premeditato, intelligente, organizzato e con finalità ben precise per motivi speculativi o comunque di lucro di altro genere».

Una lezione di chiarezza per noi giornalisti che dobbiamo informare correttamente, nella speranza che chi invece deve controllare sappia farlo altrettanto correttamente, e che abbia a disposizione tutti quegli strumenti legislativi che chi decide dovrebbe mettere in atto, correttamente, senza troppi giochi di parole. Ma certo se ci si trova ad operare con un generale livello civico tendente allo zero, come abbiamo affermato nei giorni scorsi, la soluzione del problema si fa maledettamente difficile.

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