[08/08/2007] Comunicati

Cento: «La vera sfida è integrare l´equità nella distribuzione con la limitatezza delle risorse»

LIVORNO. La contabilità ambientale come strumento economico dello Stato ha visto un primo passaggio in consiglio dei ministri il 3 agosto scorso, ultimo appuntamento governativo prima della pausa estiva. Un passaggio particolarmente importante, quanto snobbato non tanto dai media (che lo hanno inserito nel “pastone” del giorno), quanto dagli stessi esponenti politici.

La contabilità ambientale è infatti uno strumento sviluppato per rileggere e interpretare le attività ambientali dell’ente e migliorare le politiche in direzione della sostenibilità. La redazione del bilancio ambientale consente di monitorare lo stato dell’ambiente e di valutare concretamente le conseguenze ambientali (positive o negative) delle principali attività.

Paolo Cento, deputato dei Verdi e sottosegretario all’economia e alle finanze, era il presidente della commissione varata dal ministro Padoa Schioppa per introdurre la contabilità ambientale nel bilancio dello stato, e quindi a lui chiediamo di farci il punto su questa novità.

«Abbiamo avuto questa prima lettura in consiglio dei ministri che approfondirà la questione appena rientrerà dalla pausa estiva – spiega Cento – Io confido che lo schema di disegno di legge sia licenziato dal governo entrò metà settembre per essere poi approvato in parlamento in breve tempo.

Perché la contabilità ambientale è così importante?
«Siamo effettivamente di fronte a una vera e propria rivoluzione nella contabilità pubblica, perché accanto allo strumento ordinario, avremo questo bilancio verde che consentirà di fare un conto economico finanziario delle risorse naturali e di conoscere l’effetto delle politiche pubbliche sull’ambiente. Ogni settore dai trasporti all’industria, dall’agricoltura alla logistica hanno un impatto sull’ambiente, quello che non ci possiamo permettere è che le previsioni economico- finanziarie siano fatte senza tenerne di conto».

Proviamo a fare un esempio concreto, che sia chiaro a tutti.
«Volentieri. Cito un dato che rende evidente la necessità di una contabilità ambientale. Dal 2008 al 2012 l’Italia deve rispettare i parametri europei e del Protocollo di Kyoto. Se non lo farà dovrà pagare in sanzioni qualcosa come 12 miliardi di euro che andranno a pesare sul debito pubblico. Ecco, con gli strumenti economici tradizionali di questi 12 miliardi non c’è traccia, non possono venire considerati. Avendo una contabilità ambientale sappiamo invece che determinate scelte potrebbero costarci tutti quei soldi».

Come si fa ed è giusto tradurre in valore economico una risorsa naturale?
«Il bilancio ambientale ha proprio questo secondo obiettivo a medio termine. La scienza per esempio ci dice che se non interveniamo in tempo la temperatura media in Italia si alzerà di 2 gradi nel giro di pochi anni. Le conseguenze sono 3500 chilometri di costa sotto il mare e cinque vaste aree tra cui la pianura Padana a rischio desertificazione. Se non prevediamo gli effetti ambientali ma anche economici di questo cambiamento, tra 30 anni ci troveremo davanti una catastrofe non solo ambientale ma anche economico-finanziaria».

E questo bilancio dovrebbe servire quindi ad attuare politiche indirizzate alla sostenibilità… ma in che modo?
«Con azioni cogenti che si spera siano inserita in quella che è stata definita finanziaria verde: per evitare le sanzioni calcolate in 12 miliardi in quattro anni, dovrà essere investito almeno un miliardo l’anno per lo sviluppo delle energie rinnovabili attraverso incentivi fiscali, ma anche con l’introduzione della carbon tax per chi inquina e non rispetta i termini di Kyoto».

Perché la contabilità ambientale è stata pressoché ignorata dai diversi partiti? E soprattutto da quella sinistra del centrosinistra che appare tanto attenta alle questioni sociali quanto ignorante di quelle ambientali?
«Non c’è dubbio che la questione ambientale abbia ormai acquistato una rilevanza non settoriale ma globale, incidendo fortemente sul modello economico e sociale di un Paese, La sinistra quindi è chiamata a fare un salto di qualità: l’equità della giustizia sociale non è più soltanto una distribuzione più equa delle risorse, ma si intreccia col fatto che le risorse sono limitate. L’acqua è l’esempio più immediato perché i due terzi della popolazione mondiale ne sono esclusi. Rimettere insieme equità nella distribuzione e limitatezza delle risorse, questa è la sfida a cui è chiamata la sinistra, a partire dall’iniziativa del 22 settembre a Roma per preparare la finanziaria verde, e dalla manifestazione di ottobre, in cui lo sviluppo sostenibile deve diventare uno dei contenuti essenziali».

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