[03/08/2007] Comunicati

Un impulso al governo dell´Unione può venire dalla messa a tema della riforma dello sviluppo

LIVORNO. «L’attuale governo non ha ancora dato risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di fronte, per i quali la maggioranza degli italiani ha condannato Berlusconi votando per il centrosinistra». Comincia così il documento riportato oggi dal Manifesto con il quale una serie di autorevoli personaggi di spicco della sinistra propone una “grande manifestazione nazionale a Roma” per il prossimo 20 ottobre. Un documento all’interno del quale si affrontano vari temi tra i quali – e questo è il punto sul quale vogliamo soffermarci – c’è quello dell’ambiente.

«L’ambiente – si legge – ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell’acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l’habitat, il territorio e le comunità locali. Per questo ipotesi quali la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma».

Prodi, da parte sua, ha risposto al documento con una difesa del lavoro svolto anche da questo punto di vista, ma la questione, in questo caso (e per noi), sta altrove.

Detto, infatti, che certamente questo governo poteva fare di più ( basti citare la richiesta che l´Associazione nazionale energia del vento (Anev), insieme ad altre 20 associazioni, ha fatto al presidente del Consiglio, Romano Prodi, per “un incontro urgente sui ritardi nella realizzazione degli obiettivi della politica ambientale del Governo italiano”) c´è da dire che la questione ambientale non è più (solo) "tutela" e che "la definizione di nuove basi dello sviluppo" non è più (solo) un risvolto ambientale.

Impostata così, la questione ambientale rimane relegata e circoscritta a politica settoriale che dovrebbe salvaguardarci dai guasti dello sviluppo.

Stupisce che alle personalità che hanno stilato il documento sia sfuggita la cogenza e la centralità della riconversione ecologica dell´economia come perno di qualsiasi politica alternativa incentrata sulla sostenibilità sociale e ambientale.

Posto che i problemi oggettivi derivanti da una coalizione come quella del centrosinistra (e dai numeri in parlamento) non siano proprio quisquilie; posto che esistono fortissime discrasie fra il programma dell´Unione e i tempi e i modi con cui questo si va (o non si va) affermando; posto che esistono baratri fra annunci e fatti; tuttociò posto, non sarebbe serio (e perciò è incomprensibile) non riconoscere che nel Dpef, cioè da parte del Ministero dell´Economia, si è inserito la contabilità ambientale: primo, vero, gradino per dare basi economico-scientifiche-fisiche alla sostenibilità e dunque alla riconversione ecologica dell´economia.

E non è tanto, questo riconoscimento, un problema di apprezzare e/o riconoscere quel poco che è stato fatto, bensì è (dovrebbe essere) il punto di partenza dal quale far muovere una spinta più forte verso le riforme. Anzi verso la riforma con la R maiuscola. Sarebbe anche un modo per sfilare dalla prosopopea riformista, tutta incentrata sulla competitività secondo modelli usurati che hanno di mira, monomaniacalmente, solo il lavoro in tutte le sue forme, la bandiera dell´innovazione.

Anche solo guardando al pezzo di apertura di greenreport di oggi, dovrebbe essere chiaro che la riforma delle riforme è quella dello sviluppo. E che questa riforma non la si fa se non mettendo al centro la sostenibilità (ambientale e sociale). E che la sostenibilità (ambientale e sociale) pretende la trasformazione (non la salvaguardia) dell´esistente come componente fondamentale di qualsiasi politica economica alternativa.

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