[02/08/2007] Comunicati

Contabilità ambientale: tempi lunghi ma (speriamo) certi!

LIVORNO. Il ministero dell’economia ( e questa è una notizia nella notizia) ha messo a punto uno schema di ddl che delega il governo a emanare entro un anno dal varo della riforma una serie decreti delegati in materia di contabilità ambientale. Al conto economico dello Stato – spiega ItaliaOggi – e a quello delle amministrazioni locali sarà affiancato un vero e proprio bilancio ambientale che consentirà di misurare gli effetti patrimoniali delle variabili dirette a incidere sulla tutela dell’ambiente, nonché di valutare con attenzione i costi e i benefici dell’azione di governo e delle politiche di settore. Le nuove procedure di contabilizzazione saranno obbligatorie per tutti i livelli di governo.

Ne abbiamo parlato con Fausto Giovannelli (Nella foto), senatore Ds che già sette anni fa aveva elaborato un disegno di legge sulla contabilità ambientale che passò al senato, ma che poi non ce la fece ad arrivare alla camera, e che ha contribuito alla elaborazione di questo nuovo Ddl.
«Si tratta di un lavoro che ha recuperato il know how di quel mio disegno di legge e le normative tecniche accumulate successivamente – comincia Giovanelli – Un testo sintetico in quanto legge delega, ma anche molto maturo».

Uno degli aspetti più positivi ci sembra il fatto che sia stato elaborato e presentato dal ministero dell’economia.
«Esattamente. Non c’è dubbio che il fatto che tutto sia maturato all’interno del ministero dell’economia ha dato al lavoro una caratteristica più concreta e meno settoriale. Obiettivo è infatti quello di accorciare la distanza tra economia ed ecologia, dare forza alla ragione dei numeri e poter così cominciare a fare non una generica valutazione di costi-benefici, ma inserire il criterio di costi-benefici in tutte le scelte economiche e ambientali. Averla maturata attraverso il ministero dell’economia rende inoltre più credibile il tutto anche verso il mondo economico, dell’impresa e del mercato. E’ evidente che, diversamente, poteva sembrare una scorribanda degli ambientalisti, mentre così questo rischio è stato ridotto in radice. La ratio è quella di arricchire il bilancio di informazioni, di un data base sull’ambiente che dia maggiore capacità di governo. Il protocollo di Kyoto ha fatto entrare nuove voci di spesa e variabili dalla finestra e non dalla porta principale, ora con questo strumento si esce da un approccio emotivo nei confronti delle tematiche ambientali e si inseriscono nel bilancio generale. Su questa base il Ddl è legge delega ma molto precisa. Non è un auspicio di attuazione dell’Agenda 21, ma un modello operativo».

Stando a quanto riporta ItaliaOggi “le nuove procedure di contabilizzazione saranno obbligatorie per tutti i livelli di governo anche se formalmente non entreranno a far parte della decisione di bilancio. Il conto ambientale avrà infatti carattere di informazione complementare e la sua eventuale approvazione non potrà determinare, per esempio, il ricorso all’esercizio provvisorio come si verifica quando il varo della manovra avviene dopo la scadenza dei termini perentori fissati dalla legge”. E’ così? E se è così non rischia di essere poco efficace?
«Quello che è scritto è corretto. Il bilancio è uno solo, non se ne possono fare due. E’ la politica che deve assicurare la coerenza. Il testo del Ddl parla di informazione complementare. Il criterio in base al quale è stato formulato non è quello dell’ambiente che irrompe nel bilancio. Questa ratio è esplicitata in un meccanismo che prevede l’obbligo della procedura, ma la libertà di procedura. Non obbliga il governo a decidere in quel modo lì, ma fa sì che per qualunque decisione che viene presa si dice cosa si è fatto e quanto si è speso. Quindi il bilancio ambientale non obbliga a governare bene, ma a mettere in trasparenza non soltanto i flussi di denaro, ma anche i prevedibili costi ambientali. E’ un arricchimento che dovrebbe influenzare le scelte. Non è quindi una garanzia, ma renderà consapevole chi governa e chi controlla chi governa, dell’effetto ambientale di quello che si è fatto. Informa sulla decisione e la rende trasparente. Non è una decisione aggiuntiva. Non sono due linee parallele che a un certo punto si incontrano ma un’unica manovra di bilancio che oltre ad ancorarsi sui flussi finanziari mette anche in un documento a parte le valutazioni, le misurazioni che hanno a che fare con la sostenibilità. In sostanza se il bilancio mette a nudo il re con questo strumento lo si costringe a mettersi ancora più a nudo».

Uno dei punti cogenti per far sì che la contabilità ambientale sia efficace è che gli indicatori siano standardizzati e uguali per tutti. E’ così? E quali sono?
«La scelta degli indicatori fa parte dei decreti delegati che saranno emanati entro un anno. I bilanci ambientali non sono il bilancio della spesa per l’ambiente, ma una rilettura delle spese attraverso indicatori fisici come lo stato dell’aria, dell’acqua, del suolo, dei rifiuti. Si adotteranno indicatori credo anche sulla base dei 60 individuati dall’Ue. E varieranno però a secondo dei livelli di governo. Certamente uno, a livello locale, sarà il consumo del suolo, mentre ad esempio il contributo al buco dell’ozono non ha senso a base comunale. L’acqua lo stesso avrà indicatori a livello regione e provinciale. Gli indicatori Ue sono elaborati su dati oggettivi e statistici, sia fisici che monetari».

Facciamo un esempio concreto: se viene proposta la costruzione di un nuovo villaggio turistico in una determinata zona, come si utilizzerà e con quale efficacia la contabilità ambientale?
«Sapremo ad esempio quant’acqua c’è, di quale qualità, lo stato del suolo ecc ecc. Il bilancio insomma sarà la cornice che dirà anno per anno lo stato delle cose e sulla base di questo verranno prese le decisione da parte della politica che dovrà poi riportare in trasparenza costi e benefici di quello che farà».

Tra gli indicatori ci saranno anche quelli relativi ai flussi di materia?
«Come ho detto la scelta degli indicatori viene delegata. Durante la discussione si è parlato di impronta ecologica e anche di flussi di materia. Non posso anticipare quindi nulla ma credo che si farà ricorso a tutta la cassetta degli attrezzi. I flussi di materia ci saranno, magari a livello nazionale e non a quello comunale che non mi pare abbia senso».

La firma è previsto che entri in vigore dopo un periodo transitorio non superiore a due anni: tempi lunghi?
«No, perché ci sono azioni come ad esempio quella di coordinare il sistema informativo uniformato che richiede del tempo. Ci sono miliardi di dati che molti dei quali ancora non possono essere letti da tutti. Bisogna attivare il sistema nelle istituzioni tra i vari ministeri del governo e tra i vari assessorati nei comuni. Non si esclude anche la necessità di formare una task force al ministero dell’economica . Si tratta di costruire simulazioni nuove e come sempre qualcuno ci arriva subito e qualcuno invece dopo».

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