[30/07/2007] Monitor di Enrico Falqui

La saggezza di Liu

Con questo pezzo la rubrica Monitor di Enrico Falqui va in vacanza. Riprenderà a partire dal 3 settembre
ROMA. “La Terra è un ecosistema autoregolato, anzi lo era, fino alla comparsa dell’uomo. La Terra ha dato i natali alla vita animale ed ha reso possibile l’evoluzione dell’ameba fino all’uomo, grazie all’acqua dei suoi oceani, grazie all’aria della sua atmosfera e grazie ai prodotti delle sue zolle di terra. Come un bimbo che prende in mano un giocattolo e dice “ è mio”, l’umanità ha preso nelle sue mani la Terra , dicendo “è mia” e si è messa a distruggerla, portandoci alle soglie della catastrofe ecologica”.

Shri Mataji, straordinaria donna indiana, vissuta nello stesso Ashram dove ha insegnato a lungo il Mahatma Gandhi fondatrice di una delle più prestigiose scuole di Sahaja yoga, così spiega la scomparsa del concetto di sacralità della Natura, propria dell’uomo primitivo, e di quel timore verso la potenza di quell’Energia appartenente alla Natura, che gli mandava il buono e il cattivo tempo, il raccolto buono o cattivo, la disgrazia o la buona sorte.

Questa Energia , di cui parla la Mataji per giustificare la riscoperta di una spiritualità interna all’individuo capace di ricostruire quel senso di rispetto verso la Natura, scomparso fin dall’epoca di Cartesio, nonostante i progressi fantastici della scienza moderna, è nota ma conserva ancora numerosi segreti.
Ad esempio, le cosiddette correnti a getto, localizzate di solito a circa 9000-10.000 metri di altezza , possono sfrecciare alla velocità di quasi 300 km/ora e influenzare i fenomeni meteorologici di interi continenti.

Ancora oggi, nessuno sa quale sia la causa di queste perturbazioni atmosferiche. Sappiamo anche che la velocità dei venti cresce in modo esponenziale; ciò significa che un vento che soffia a 300 km/ora non è un vento 10 volte più forte di uno che soffia a 30, bensì 100 volte più forte, quindi assai più distruttivo di quello che razionalmente si pensa.

Il padre della moderna meteorologia, Luke Howard, un farmacista inglese, divenne famoso poiché, nel 1803, attribuì ai vari tipi di nuvole il loro nome , ovvero strati, cumuli , cirri e successivamente aggiunse i nembi, a indicare quelle che portano precipitazioni.

Le nuvole, afferma Howard, non sono grandi riserve d’acqua sospese sulla nostra testa; “in ogni momento, fluttuante sulla nostra testa, c’è solo lo 0,035% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta”.
Oggi, sappiamo anche, che a seconda di dove atterra, il destino di una molecola d’acqua è molto differente.

Se atterra su un suolo fertile, sarà assorbita dalle piante o ri-evaporata direttamente nel giro di qualche ora o qualche giorno.
Se, invece, si fa strada verso le acque sotterranee, potrebbe rivedere la luce del sole soltanto dopo molti anni, anche migliaia se andasse molto in profondità.

Stephen Drury, nel suo splendido saggio scientifico “ Stepping Stones”, ci dice che circa il 60% delle molecole d’acqua arrivate a terra con una precipitazione, ritorna all’atmosfera nel giro di un giorno o due. Una volta evaporate, non passano in cielo più di una decina di giorni, prima di precipitare nuovamente sotto forma di pioggia.

Questo “ciclo delle acque “è alla base di tutti i processi biologici sulla terra e da esso dipende l’efficienza e la produttività di tutti gli ecosistemi naturali, all’interno dei quali l’uomo vive o da esso dipende.

Ciò che solo da pochi anni la moderna meteorologia ha studiato e scoperto è il fatto che un piccolo cambiamento nella dinamica terrestre, può avere ripercussioni che vanno ben oltre la nostra immaginazione.

Alcuni mesi fa, stavo leggendo i resoconti della stampa internazionale sulle sempre più numerose manifestazioni di protesta da parte di cittadini cinesi contro i disastri ambientali accumulati nel corso di uno sviluppo economico che procede, da circa dieci anni, con tassi di incremento del PIL annuo del 9-10%,e oggi resi evidenti a tutti i cinesi.

La mia attenzione si rivolse verso una notizia ,nella quale si diceva che un guidatore di taxi di Bejing, Liu Zhenxiang, 48anni, aveva sfidato il “Bureau of Environmental Protection “della sua città, presentando soluzioni ragionevoli ad un grave problema che interessava l’intera regione del Nord della Cina e che riguarda da vicino anche il nostro Paese : il rischio di siccità. Rintracciato il saggio di Liu Zhenxiang, ho cominciato a leggerne lo stupefacente contenuto di un saggio scritto con la passione di un ammirevole autodidatta dell’ecologia.

Liu, aveva cominciato a studiare il problema fin dal 2002 e si era accorto, studiando i dati meteorologici e quelli delle precipitazioni nella regione del nord della Cina, che dal 1997 al 2005 la media annuale delle precipitazioni nella città di Bejing oscillava dai 700 agli 800 mm di pioggia annua. L’anomalia consisteva nel fatto che in tutte le città della regione del nord della Cina la media annuale non superava i 466 mm di pioggia.
Dunque, si poteva dire che “le acque sotterranee erano scomparse perché non pioveva e la ragione per la quale non pioveva era perché le acque sotterranee erano scomparse”. L’intuizione di Liu era, nella sua semplicità, di grande importanza e di un significato scientifico straordinario.

Infatti, in quelle regioni cinesi non si aveva un’evaporazione sufficiente delle acque sopra un’area di acque troppo piccole per poter garantire la necessaria restituzione alla terra attraverso le precipitazioni . Proprio come ammoniva il vecchio proverbio della civiltà rurale di ogni paese: “raccoglierai in base a quello che avrai saputo seminare”.

Infatti , i terreni delle regioni occidentali della Cina sono ad un livello più elevato di quelli compresi nelle regioni dell’est e quindi le acque scorrono da grandi altipiani verso le vallate e verso le regioni orientali della Cina. Questo spiegava perché le acque non venissero raccolte nel sottosuolo delle regioni settentrionali della Cina e quindi l’evaporazione fosse drasticamente diminuita.

Liu , con questa ipotesi in testa, ha viaggiato per anni, osservando gli effetti dei bacini artificiali di raccolta delle acque nelle campagne della regione di Bejing, allo stesso tempo troppo larghi e piccoli di volume. Scoprì così che l’effetto di questi numerosissimi bacini artificiali avevano rinchiuso le acque e ridotto il volume e la superficie delle acque nei fiumi, arrivando ad ottenere un’insufficiente evaporazione che aveva influenzato il clima regionale e ridotto le precipitazioni complessive, creando le condizioni per una prolungata siccità nella regione.
Scoperto il “ mistero “ecologico di Bejing, Liu conclude il saggio con tre proposte, che rappresentano anche la soluzione di quel “ non naturale” mistero.

Liu propone un piano di riforestazione per l’intera regione, in modo da intrappolare attraverso le radici degli alberi una maggiore quantità di acque. Successivamente propone un vasto intervento di potenziamento dei flussi di acque provenienti dai bacini artificiali, sparsi nell’ambiente rurale del nord, in modo da aumentare in modo considerevole la ricarica dei serbatoi sotterranei delle acque. Infine, Liu propone la pianificazione e progettazione di zone umide , di marcite e di aree periodicamente sommerse dalle acque intorno alle città, in modo da aumentare la superficie di acque soggette all’evaporazione e in modo da filtrare con un processo fito-depurativo le acque utilizzate dalle città per gli esclusivi usi idro-potabili.

L’intelligente intuizione di un autodidatta dell’ecologia, il “tassinaro” Liu Zhenxiang è divenuto piano e progetto anche per la città di Shanghai, che sta iniziando a trasformare 15 km/q del distretto periferico di Qingpu in una greenbelt di zone umide e marcite, che forniranno il 30% dell’acqua potabile di elevata qualità agli abitanti della grande metropoli cinese.
Liu ci ha dimostrato con i fatti che l’attenzione verso il clima è la chiave per ripensare e riprogettare l’intero ciclo delle acque stoccate nel sottosuolo e in superficie, utilizzate in modo improprio dalle attività umane della società contemporanea.
Il timore verso quella Energia sospesa sulla nostra testa non si è rivelato un concetto anti-moderno, foriero di un ritorno ad un modello di vita primordiale, bensì , ci ha fatto scoprire, attraverso la saggezza Daoista di Liu un modernissimo concetto di rispettare la Natura, accettando la sfida della sua trasformazione.

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