[27/07/2007] Comunicati

Quello che i media non hanno detto: introdotta nel Dpef la contabilità ambientale

LIVORNO. «La tutela dell’ambiente, come stabilito dall’Unione europea, deve essere integrata nelle politiche di settore. Per monitorare con continuità i progressi in questo campo verranno introdotti, a fianco dei tradizionali indicatori macroenomici, ulteriori indicatori ambientali. Si valuterà inoltre la possibilità di adottare anche un sistema di contabilità ambientale nell’ambito del bilancio dello stato e degli enti territoriali».

Alla pagina 108 del Dpef approvato ieri dal Senato, si annuncia ufficialmente che la contabilità ambientale dovrà affiancare gli indicatori economici tradizionali. Per la prima volta e a distanza di 7 anni dalla proposta di legge Giovanelli sulla contabilità ambientale, si muove quindi qualcosa di concreto in direzione di una riconversione ecologica dell’economia. La contabilità ambientale infatti comprende una parte economica ed una fisica: i conti economici valutano le risorse naturali e le interazioni uomo/ambiente utilizzando come unità di misura la moneta.

Si basano sulla classificazione delle spese di un ente in relazione all´impatto sull´ambiente. La parte fisica definisce lo stato dell’ambiente, attraverso la quantificazione delle risorse naturali disponibili e il grado di utilizzo da parte dell´uomo. Richiede l’impiego di indicatori ambientali e di sostenibilità, quali, ad esempio, gli Ice (Indicatori comuni europei per la sostenibilità urbana) o i metodi di calcolo dei consumi umani di risorse naturali (per esempio l´impronta ecologica o analisi dei consumi energetici).

Si tratta quasi di una rivoluzione per il nostro Paese, che fa (ancora una volta “quasi”) dimenticare il fatto che comunque nello stesso documento approvato ieri si continui a fare confusione tra sviluppo sostenibile e crescita sostenibile (di fatto un vero e proprio ossimoro), nel quale peraltro cade talvolta anche il ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio. Che un paio di settimane fa aveva benedetto il nascente Dpef perché «definiva chiaramente che la crescita deve essere ambientalmente sostenibile: è il Dpef delle tre sostenibilità: sociale, ambientale e finanziaria».

In ogni caso la contabilità ambientale oggi viene sdoganata a tutti gli effetti. Anche se la notizia è stata ignorata da tutti i media. Che per lo più hanno comprensibilmente dato risalto alla notizia che il Senato fosse riuscito ad approvare qualcosa senza troppe paturnie (159 voti favorevoli, 147 contrari). Qualcuno, è vero, ha evidenziato come punto qualificante che il 40% delle nuove iniziative previste dal Dpef, sarà destinato ad interventi per la piena realizzazione del protocollo di Kyoto: una buona notizia certo, ma che a differenza della contabilità ambientale ha già trovato ospitalità nei dpef o nelle finanziarie, ovviamente quando più quando meno.

L’altro elemento qualificante del Dpef, sul quale vale la pena soffermarsi un istante, è l’impegno all’utilizzo sempre più massiccio della leva fiscale per disincentivare comportamenti negativi per la salute del nostro ambiente e ovviamente incentivi in direzione del risparmio e dell’efficienza. Risparmio che, come aveva promesso a greenreport alcune settimane fa il deputato dei verdi Poalo Cento, non dovrebbe essere solo energetico ma anche di materia.

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