[25/07/2007] Rifiuti

Amianto: censimento finito, bonifiche chissà...

LIVORNO. Si è conclusa la prima fase del progetto di monitoraggio della presenza di amianto in Toscana, finanziato con un’erogazione da parte del ministero di 200mila euro. Attualmente infatti il gruppo di lavoro costituito all’Arpat sta lavorando all’organizzazione di tutti i dati raccolti e alla predisposizione del report finale che sarà consegnato alla Regione Toscana e quindi al ministero, entro il 30 settembre.

Un censimento obbligatorio per legge, stabilito addirittura da una legge del 1992, la 257, che finalmente è stato eseguito, anche se le risorse disponibili non hanno permesso di fare tutto quello che si voleva fare: sono cioè rimasti fuori dal censimento i luoghi privati, in particolare i grandi capannoni che spesso ancora oggi hanno tetti e tettoie in eternit.

Il dirigente dell’Arpat Gabriele Fornaciai è la persona che ha curato il progetto e a lui chiediamo di farci il punto.
«Nell’ambito del progetto abbiamo sviluppato diverse aree. La prima era quella degli edifici pubblici o aperti al pubblico: abbiamo inviato agli enti 17mila schede di autonotifica, e ce ne sono tornate indietro oltre 4000, e questo per essere in Italia è sicuramente un buon successo. Contemporaneamente abbiamo fatto diversi sopralluoghi diretti nei più grandi impianti industriali della regione. Successivamente i controlli dei nostri tecnici si sono concentrati nei più importanti siti dismessi in attesa di bonifica e nelle circa 40 cave di pietre verdi (ofioliti), dove è possibile che si verifichino affioramenti naturali di amianto. Infine abbiamo eseguito diverse indagini nell’area geotermica, perché in passato soprattutto a cavallo degli anni ’60 e ’70 Enel ha fatto un uso massiccio di amianto. Ora, finita la fase della raccolta dei dati, dobbiamo riorganizzarli nel report finale».

A cosa servirà tutto questo lavoro?
«Ad avere informazioni precise e ad inserire i diversi siti in classi di pericolosità georeferenziate, tutte valutate con un punteggio definito da un algoritmo».

Certo, ma queste informazioni sono propedeutiche anche a un intervento di bonifica o no?
«La fase della bonifica è assolutamente successiva e slegata dal censimento, purtroppo. Certo se le cose avessero un senso allora l’intervento almeno nelle situazioni più a rischio sarebbe la cosa più normale. In realtà ad oggi almeno io non ho avuto notizia di finanziamenti in arrivo».

Ma i 200mila euro per il censimento vi sono bastati?
«Ce li siamo fatti bastare. Per esempio non abbiamo potuto intervenire sui privati. L’idea infatti sarebbe quella di riuscire anche a fare il censimento dei capannoni industriali attraverso un’indagine a tappeto supportata da ricognizioni fotografiche aeree. La speranza è che la Regione riesca a trovare in qualche modo i finanziamenti anche per questo tipo di monitoraggio, che sicuramente consentirebbe di individuare situazioni molto delicate».

Ma insomma come sta la nostra regione sul fronte-amianto?
«Ovviamente ancora non posso anticipare molto, anche perché i dati sono in fase di elaborazione. Possiamo dire che non abbiamo trovato grosse sorprese, nel senso che dove ci aspettavamo che ci fosse – come per esempio nella zona della geotermia – lo abbiamo effettivamente trovato. Il valore aggiunto di questo censimento riguarda più che altro un dettaglio finalmente abbastanza preciso sugli edifici pubblici».

In questi giorni si parla molto dell’inchiesta della Procura di Prato sull’amianto rinvenuto tra le terre e rocce che dovevano essere utilizzate per ampliare l’interporto di Prato. Che ne pensa?
«Quando siamo in presenza di grandi spostamenti di terre di scavo o più in generale di rifiuti, è facile che qualcosa sfugga. Basti pensare a quanti camion saranno andati a portare a Prato quella terra: magari bastano un paio di camion su mille per mettere in crisi un’intera area. Quelle dei trasferimenti di grandi quantità di materiale sono da sempre le fasi più delicate e più difficili da gestire in modo ambientalmente corretto».

E intanto, sul fronte dello smaltimento di questo materiale, anche quando le bonifiche vengono eseguite, nulla si è mosso e nulla si muove: non esiste un solo luogo, in Toscana, dove conferire un solo etto di amianto. Quando si dice la differenza fra rischio e percezione (e proiezione mediatica) del rischio!

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