[24/07/2007] Energia

La riconversione ecologica dell´economia si è fermata a Porto Tolle

LIVORNO. Lavoro o ambiente? La domanda con cui l’Unità conclude il servizio dedicato  alla manifestazione di ieri con cui sindacati e lavoratori hanno chiesto al ministero di non ostacolare la riconversione a carbone della centrale a olio comubustibile di Porto Tolle, ci riporta indietro nel tempo. E fa allargare le braccia a tutti quelli che in questi anni si sono battuti per correggere la vetusta ed errata interpretazione dell’ambientalismo come conservatorismo, e/o dell’ambientalismo come nemico dell’occupazione. La necessità di una riconversione ecologica dell’economia non sfiora minimamente i ragionamenti del giornalista dell’Unità, e pare, neppure quelli dei sindacalisti, che hanno organizzato 4 pulmann per andare a manifestare sotto il ministero dell’ambiente.
 
Poco importa in questo caso analizzare il merito della questione, anche se è giusto sottolineare almeno un paio di cose: tutto ruota intorno alla Valutazione di impatto ambientale, che come ha detto Pecoraro Scanio è (dovrebbe essere) indipendente e lavorare con oggettività tecnica. Anche se lo stesso ministro si è sempre dichiarato contrario al carbone, anche se i sindacalisti hanno attuato una manifestazione preventiva contro il rischio di uno stop imposto dalla commissione di Via, anche se - guarda caso proprio in occasione della manifestazione - il verdetto della commissione atteso per ieri è stato rinviato (mentre la stessa commissione è in scadenza e dovrà essere sostituita).
 
Non mancano esempi in tutta la Penisola di uno sgretolamento sempre più evidente del reale valore della Via, sempre più spesso piegata da una parte o dall’altra secondo le esigenze. E porto Tolle comunque vada sarà soltanto l’ultimo caso del genere, alla faccia della scientificità e dell’oggettività. Del resto non aiuta certo neppure il fatto che la stessa Via insieme alla Vas, sia ancora immersa nel limbo di una revisione del testo unico che stenta ad arrivare e di cui tra una settimana scadono i termini.
 
L’altra cosa importante da sottolineare nel caso-Porto Tolle è il consueto balletto delle cifre: secondo quanto riportato dall’Unità i sindacati sostengono che riconvertendo a carbone la centrale si ridurranno le emissioni inquinanti di oltre il 70% e quelle di anidride carbonica di circa il 20% in quanto la potenza della centrale sarà ridotta a 1980 Mw. Dati da prendere con le molle. Intanto perché l’olio combustibile bruciato oggi a Porto Tolle può essere di diverso tipo: dai Btz (basso tenore di zolfo) agli Atz (alto tenore di zolfo), per arrivare alle scisti bituminose, ognuno con caratteristiche diverse che possono far pendere l’ago della bilancia a favore o a sfavore dell’ipotesi carbone (non certo del gas, che resta comunque di gran lunga meno impattante, sia del carbone che del petrolio, e che fra l’altro sarebbe l’unica riconversione prevista nello statuto del Parco del Delta del Po, entro cui insiste la centrale).

Ma c’è un altro fattore che può essere portato a difesa del carbone, e che spetta al direttore Strategie Sviluppo dell’Eni Leonardo Maugeri esplicitare proprio oggi sulle pagine del Sole 24 ore: lo stoccaggio della Co2 sotto terra che renderebbe effettivamente pulito (almeno in parte) anche il carbone, ma la sperimentazione iniziata alcuni decenni fa è ancora in cerca di una tecnologia che permetta di rendere il processo vantaggioso anche economicamente. E lo ammette lo stesso Maugeri: «nella generazione elettrica da carbone (che emette più del doppio di anidride carbonica per chilowattora rispetto al gas naturale) catturare l’anidride carbonica è ancora molto costoso, tant’è che ad oggi non sono operativi nel mondo centrali a carbone a emissioni zero…. A questa prospettiva si sta lavorando puntando soprattutto sulla gassificazione del carbone prima che sia bruciato…».

Il punto però non è quanto convenga investire sulla cattura della Co2, né quando questa sarà effettivamente praticabile. Ma il fatto che si continui a disperdere sforzi su risorse non riproducibili: è vero che il carbone in questo momento non manca, ma è pur sempre una risorsa non infinita. E ci si ostina a investire soldi in ricerca e tecnologia finalizzati a rendere meno impattante un processo che comunque sfrutta una risorsa destinata prima e o poi a finire. E quelli stessi soldi di fatto vengono oggi distolti dalla ricerca che invece dovrebbe concentrarsi sulle fonti di energia effettivamente rinnovabili. La riconversione ecologica dell’economia parte dalla ricerca, e investe ben presto anche l’occupazione, come dimostrano i dati che illustrano la forza lavoro occupata già oggi nel settore delle energie rinnovabili.

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