[20/07/2007] Consumo

Svolta negli Usa: contro il “pericolo” cinese, obbligo di etichetta con la provenienza della carne

LIVORNO. In una vignetta del giornale canadese “Citizen” , un signore al supermercato legge l’etichetta di un prodotto: «Elimina calcare, calce e ruggine. Usare sulle superfici lavabili del bagno. Efficace contro le muffe. Usare per lucidare i pneumatici e pulire le macchie d’olio in garage», e la moglie commenta: «Hanno fatto presto a rimettere in commercio qui dentifrici cinesi». Deve aver pensato proprio alla Cina la maggioranza della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti quando ha introdotto una novità storica per la vera patria del liberismo : l´obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne.

E gli Usa vanno addirittura in controtendenza rispetto alla “virtuosa” Unione Europea dove, passata la paura dell’influenza aviaria, si pensa di cancellare l´obbligo di indicare in etichetta l´origine dei polli e dei prodotti derivati entrata in vigore il 17 ottobre 2005, mentre l´Italia non applica la legge 204/04 già esistente in materia.

La paura dell’invasione dei prodotti made in China ma non riconoscibili e le nuove abitudini e paure alimentari che permettono l’uscita di un film prima impensabile come “Fast food nation”, che demolisce il sacro hamburger, hanno spinto i parlamentari Usa, che annusano il vento elettorale, ad anteporre la salute dei consumatori alla libera circolazione delle merci.

Per il residente della Coldiretti Sergio Marini «questo deve fare riflettere l´Italia e l´Europa sulla necessità di superare tutte le resistenze ancora presenti nel garantire trasparenza dell´informazione necessari per assicurare scelte di acquisto consapevoli ai consumatori».

Le nuove norme americane entreranno in vigore nel 2008 e dopo la carne verranno estese probabilmente anche frutta, verdura e noccioline, come richiesto dai National farmers union, l´associazione degli agricoltori Usa.

In America l’allarme per le importazione di prodotti alimentari dalla Cina è aumentato dopo la scoperta succhi di frutta con pericolosi additivi e di alimenti per cani e gatti contenevano una quantità di melamina che ha provocato la morte di molti animali domestici, una sostanza ritrovata anche in partite di mangime per l’acquacoltura proveniente dal grande Paese asiatico che, invece di sfamarli, uccideva anguille e pesci gatto. «Un prodotto Made in China su cinque – sottolinea Col diretti - non risponde ai requisiti di qualità e sicurezza secondo i dati dell´Amministrazione generale per il controllo della qualità, l´organismo statale del Paese asiatico addetto al controllo del rispetto delle norme di sicurezza. Nei primi sei mesi del 2007 il 19,1 per cento dei prodotti cinesi destinati al mercato interno non rispettavano gli standard di qualità con il pesce essiccato e la frutta e ortaggi in scatola e che presentavano i maggiori problemi a causa della presenza di additivi e di contaminazioni batteriche». Gli agricoltori sono fortemente preoccupati anche per l´Italia «che ha aumentato del 78 per cento in valore le importazioni di prodotti alimentari dalla Cina anche in assenza di precise indicazioni in etichetta sulla provenienza, nei primi tre mesi del 2007».

Per questo Coldiretti chiede che nel nostro Paese venga esteso a tutti i prodotti alimentari l´obbligo, già in vigore nella Ue per carne bovina, uova, miele, ortofrutta fresca, di indicare nelle etichette l´origine della componente agricola impiegata. Eppure all’Italia basterebbe applicare coerentemente la legge 204 del 2004 per l´obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti per essere all’avanguardia nella protezione dei prodotti alimentari e della salute dei consumatori, invece attualmente, spiega Coldiretti «la metà della spesa alimentare nazionale è destinata all´acquisto di prodotti anonimi per i quali non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza con il rischio che venga spacciato sul mercato il falso Made in Italy a danno di imprese e consumatori che hanno destinato per la tavola ben 125 miliardi di Euro in un anno».

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