[20/07/2007] Aria

Emissioni 2006: un brodino per Kyoto

BRINDISI. Nel 2005 le emissioni di gas serra rilasciate dall’Italia sono state il 18,6% in più rispetto a quello che è l’obiettivo sottoscritto dal nostro Paese per il 2012, ma la buona notizia è che le stime presentate da Apat per il 2006 parlano finalmente di un calo complessivo rispetto al 2005, nell’ordine dell’1,5%.

Sulle emissioni di gas serra quindi, l’Italia starebbe cambiando rotta - anche se con andamenti contrastanti nei diversi settori - dopo quindici anni di continuo aumento.

Le stime risentono soprattutto dell’andamento nel settore civile, cioè il riscaldamento e il raffreddamento delle case, in cui le emissioni diminuiscono del 18%, sicuramente anche grazie all’inverno caldo e all’estate mite dello scorso anno. Continua il trend positivo dell’agricoltura dove c’è un calo di emissioni dell’1,5% da un anno all’altro, il contributo dei trasporti è sostanzialmente stazionario (cresce il numero delle auto ma sembra che diminuisca il loro uso). A guadagnare la maglia nera del contributo ai gas serra è invece il settore della produzione di energia: le centrali elettriche italiane, a causa del maggiore ricorso al petrolio e al carbone, fanno aumentare le emissioni dovute alla produzione di energia elettrica di quasi il 5% (4,9%) nel 2006 rispetto al 2005.

Questa l’analisi effettuata nel corso del convegno di oggi a Brindisi “Inventario delle emissioni di gas serra 1990-2005”: l’analisi della serie storica dei dati, fino al 2005, mostra infatti un Paese che non accorcia le distanze (deve diminuire del 6,5% sul livello del 1990), ma le raddoppia portando il divario con l’obiettivo Kyoto a quasi il 19%. Dal 1990 al 2005 infatti, le emissioni nazionali totali dei sei gas serra sono aumentate del 12,1% rispetto all’anno base (1990). Le sole emissioni di CO2 sono pari all’85% del totale del cocktail di gas serra, e segnano un livello superiore del 13,5% rispetto all’anno di partenza, mentre quelle relative al solo settore energetico risultano cresciute del 14,5% dai livelli del 1990.

A Roberto Caracciolo, capo del dipartimento ambiente dell’Apat, chiediamo prima di tutto il significato dell’incontro di oggi.
«Questo appuntamento chiude il percorso di avvicinamento alla conferenza nazionale sul clima di settembre, con la presentazione di questo inventario nazionale dei gas serra, un report che l’Italia deve redigere annualmente per verificare l’ottemperanza degli obblighi assunti a livello internazionale per il contenimento dell’inquinamento trasfrontaliero, per il rispetto della convenzione su cambiamenti climatici e del protocollo di Kyoto».

Quale valore hanno questi dati?
«L’inventario aggiornato al 2005 è ufficiale ed è già stato certificato dagli auditor dell’Onu. Oltre a questi dati, sono state esposte le prime proiezioni di dati parziali e non certificati per il 2006, che finalmente segnalano un’inversione di tendenza con una riduzione complessiva delle emissioni dovuta in alcuni casi a dati strutturali, in altri a situazioni congiunturali».

Può spiegarci meglio che cosa ha causato questo calo, che indubbiamente resta una notizia positiva?
«La spiegazione sta nel fatto che l’inverno 2006 è stato particolarmente mite e abbiamo risparmiato molta energia. L’estate invece era stata nella media e quindi il bilancio finale è stato favorevole. Oltre al risparmio residenziale c’è quello in agricoltura, dovuto a interventi di contenimento della produzione su basi comunitarie. Infine vorrei ricordare che anche se la Co2 rappresenta più dell’80%, di gas serra ne esistono anche altri. E il miglioramento di molti processi industriali ha per esempio consentito di abbattere notevolmente le emissioni del protossido di azoto».

La spiegazione ci pare logica. E dunque il calo delle emissioni 2006 non è spiegabile con gli incentivi a fonti rinnovabili e a frigoriferi… che in realtà in gran parte vengono introdotti dalla finanziaria 2007 (e che, dunque, daranno i suoi frutti in questo anno)?
«Diciamo che qualche contributo all’exploit del residenziale l’avranno avuto anche le politiche di edilizia ecosostenibile e gli incentivi alle rinnovabili che già erano previste prima dell’ultima finanziaria, magari legate ad agevolazioni di tipo regionale e comunitario. Comunque l’Apat sta seguendo per il ministero i vari programmi regionali ed effettivamente oggi c’è un impulso notevole a finanziare interventi finalizzati a contenere i consumi a livello civile».

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