[06/03/2006] Rifiuti

Fortini: «Un impianto solo sarebbe la soluzione più giusta»

FIRENZE. Federambiente è d’accordo sul recupero d’energia. Però dentro il programma dell’Unione non se ne parla. Al presidente di Federambiente Daniele Fortini chiediamo se questa "dimenticanza" lo preoccupa.
«Francamente sì, non abbiamo apprezzato il fatto che nel programma dell’Unione non c’è esplicito riferimento alla tecnologia della termovalorizzazione. Dall’altra parte nel programma della Casa delle Libertà non si menziona neppure la sostenibilità ambientale. C’è davvero da essere preoccupati, perché la classe dirigente di questo paese non ha la percezione esatta di cosa ci aspetta nella gestione dei rifiuti urbani, vale a dire il progressivo e rapido esaurimento delle discariche, progressivo e percettibile aumento dei costi delle raccolte e quindi la necessità di individuare soluzioni per fronteggiare un’emergenza annunciata».

Non sarebbe auspicabile una via di mezzo fra chi dice “rifiuti zero” e i 7-8 inceneritori previsti nell’area metropolitana?
«Chi dice rifiuti zero è come se dicesse “ho visto la madonna”. Rifiuti zero è un’opzione inesistente, a meno di non consumare zero: quindi niente automobile, niente cibo, niente acqua, niente lavoro: a parlare di "rifiuti zero" si crea una fascinazione impossibile.
Quindi dobbiamo proseguire razionalmente: primo ridurre i rifiuti alla fonte costringendo l’industria a produrre meno imballaggi. Secondo riciclare e portare le raccolte alle soglie di ottimalità, cioè al 50%, una quota raggiungibile se si è consapevoli che per farlo gli italiani spenderanno il 30% in più di quello spendono oggi. Il terzo passaggio è creare un mercato per le materie recuperate. E infine portare il ricorso alle discariche dall’attuale 60% al 10%, soglia ragionevole a cui si attesta qualche città europea, come Vienna. Per fare tutto questo, una quota del 40% di rifiuti va termoavlorizzata.

Ci riprovo: ma tutti questi termovalorizzatori nell’area metropolitana servono davvero?
«Serve un sistema impiantistico dimensionato sulle esigenze della popolazione servita. La mia opinione personale è che un impianto solo sarebbe la soluzione più giusta, credo che Case Passerini sia la sede più idonea: un solo termovalorizzatore progettato, appaltato, realizzato e gestito sotto la regia delle aziende di gestione di rifiuti urbani. Questa mi sembra la scelta razionalmente più adeguata. Se poi le esigenze geopolitiche, le condizioni sociali determinano scelte diverse, la politica ce ne spiegherà le ragioni».

Allora fatto case Passerini è possibile chiudere tutti gli altri?
«Stiamo parlando del bacino di Firenze, Prato, Pistoia e dell’empolese, che vuol dire 1200 tonnelate di rifiuti al giorno, quindi. 400 tonnellate da bruciare. All’inizio dovrà essere sovradimensionato a 700-800 tonnellate giorno, perché ancora non siamo al 50% di raccolta differenziata e poi c’è da considerare i tempi reali di realizzazione: almeno 6 anni ma probabilmente di più. Nel frattempo servono gli altri inceneritori, quello di Selvapiana e di Montale, e serviranno anche dopo, nei periodi di manutenzione. Per gli altri impianti quindi può essere prevista una vocazione diversa, possono diventare sinergici e trattare solo alcune filiere dei rifiuti».

E’ favorevole all’idea de gestore unico?
«Io sono favorevole a una gestione unitaria. Non è necessario perdere l’identità di imprese che hanno ormai un legame consolidato con i cittadini e i comuni. Quindi gli impianti possono essere gestiti insieme stabilendo fin dall’inizio chi fa cosa e perché. Che poi un giorno possa diventare anche un gestore unico chissà. Ma a patto che sia una scelta, non un’imposizione per legge».

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