[19/07/2007] Comunicati

La frontiera della competitività

LIVORNO. L’export italiano, nei primi cinque mesi dell´anno ha goduto di buona salute. Lo rilevano i dati dell’Istat che segnalano un aumento delle esportazioni verso l’Europa (+6,2%) e nel mondo (+11,7%). La competitività italiana resta buona nei confronti della Germania, che assorbe 13,1% dell’export italiano, ma aumentano anche nei confronti di paesi extra Ue come la Cina.

Ma qual è il made in Italy che si vende all’estero? Si parla come al solito di griffes, di moda, di design, di creatività in generale: ovvero di innovazione di prodotto. Ma si parla anche di manifatturiero con punte di eccellenza nella robotica e nella meccanica strumentale: l’Ucimu che riunisce i costruttori di robot attesta che nel primo trimestre di quest’anno le commesse sono aumentate del 21,1%, suddivise nel +14,9% del mercato interno e nel +25,8% di quello estero. Anche se non mancano forti preoccupazioni.

Perché la Cina, secondo miglior cliente di tutta la meccanica strumentale italiana, ha annunciato l’intenzione di aumentare i dazi sull’import di robot e affini fino addirittura il 30%, per permettere ai produttori cinesi di riconquistare quote di mercato: dal primo gennaio 2008 si inizia col meccano-tessile che finora ha acquistato macchine occidentali in totale esenzione d’imposta, ma presto potrebbe toccare a tutti i settori della meccanica strumentale. La circolare emessa dal ministero delle Finanze cinesi infatti indica ben 16 comparti che nei prossimi mesi subiranno aggiustamenti rispetto al corrente regime di import duty.

Al di là dell’annuncio-minaccia, resta significativo il fatto che l’Italia esporti tecnologia in Cina, ma anche in Germania (primo cliente in assoluto) e in molti altri paesi occidentali. Segno evidente ( e in parte sorprendente) che una parte (almeno) della nostra impresa manifatturiera è capace di una buona competitività sul mercato globale. Dal nostro punto di vista, è interessante indagare il tipo di competitività (che in questo caso non solo si possiede, ma si vende anche ad altri) e che fa sì che questi prodotti siano così appetibili all’estero, tanto da convincere Pechino a pensare di ricorrere alla leva fiscale per tutelare le proprie produzioni.

L’indubbio livello di eccellenza tecnologica raggiunto dalle macchine-robot italiane, quindi, a cosa è finalizzato? Al risparmio di energia? Al risparmio di materia? O forse al risparmio di lavoro? Probabilmente almeno in parte sono vere tutte e tre le cose, ma sicuramente, trattandosi di meccanica strumentale, il grosso della competitività che può garantire un robot è proprio derivato dalla sostituzione delle risorse umane necessarie a svolgere una determinata attività. Ma la vera frontiera è la ricerca e l´innovazione tecnologica sul versante del risparmio di energia e di materia: è qui che si gioca la competitività di lungo periodo.

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