[16/07/2007] Parchi

Parchi, finalmente via alla revisione della legge regionale 49

PISA. Da tempo si avvertiva l’esigenza e per più aspetti anche l’urgenza di una revisione della legge regionale 49 sulle aree protette. Dopo oltre un decennio pregi e limiti della normativa con la quale fu recepita la legge quadro nazionale -con significative innovazioni- sono andati infatti sempre più evidenziandosi. Rimetterci le mani è dunque opportuno soprattutto in relazione anche ad una serie di scadenze nazionali di cui anche nostra la regione non può non farsi carico.

Il riferimento riguarda innanzi tutto il nuovo Codice delle autonomie ma anche, ad esempio, il Codice Urbani già in vigore.
Se il contesto nazionale –spesso snobbato dalle regioni- è quindi importantissimo non meno importanti è il contesto regionale specialmente dopo le vicende che hanno preso le mosse da Montichiello.

La disponibilità della regione a avviare finalmente questa revisione era stata finora riaffermata più volte ma il dibattito concretamente non era partito. Ora –come preannuncia Perlatti dirigente del settore ambiente della Regione Toscana in un articolo che uscirà sul prossimo numero di Toscanaparchi in stampa- il dibattito prende avvio sulla base di alcune proposte e ipotesi che non debbono assolutamente restare nel chiuso di ristretti cenacoli di esperti. E ciò per evitare in primo luogo l’errore di considerare la legge regionale un qualcosa che riguarda esclusivamente i parchi regionali. Dopo anni di commissariamenti oggi anche i tre nostri parchi nazionali sono nelle condizioni o quasi di riprendere il loro posto sulla scena regionale e interregionale.
Il sistema dei parchi toscani riguarda quindi al tempo stesso e senza separazioni sia i parchi regionali che quelli nazionali.

D’altronde nessuno può pensare che un sistema nazionale dei parchi che per ora rimane un non facile traguardo possa riguardare unicamente i parchi nazionali. Se qualcuno lo avesse dimenticato è bene ricordargli che i piani dei parchi nazionali debbono essere approvati dalle regioni. Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi ,infatti, è in attesa che la regione toscana e quella emiliana si pronuncino sul suo piano. I piani dei parchi regionali al pari di quelli nazionali debbono pertanto essere ricondotti a quella pianificazione regionale di cui da mesi si sta parlando non sempre con l’attenzione e la chiarezza necessari su questi cruciali aspetti ambientali.

Diciamo pure che è risultato sorprendente e sconcertante che un dibattito tanto appassionato e polemico sul paesaggio e così via abbia –perché questo è accaduto- totalmente ignorato il ruolo e soprattutto le esperienze quasi trentennali dei parchi toscani su questo terreno e quelle più recenti dei parchi nazionali. Qui più che miopia si è trattato di cecità. Il dibattito sulla legge 49 deve perciò consentire fra le tante altre cose di ‘recuperare’ aspetti e profili che con il PIT e il PRAA sono rimasti a dir poco in ombra.

E deve farlo non dimenticando che già l’approvazione della legge regionale sul governo del territorio a fine 2005 -di recente modificata per alcuni aspetti- non aveva risolto al meglio -malgrado le correzioni apportate all’ultimo momento- questa matassa. Ora dobbiamo riuscire a farlo con la nuova legge su cui la regione toscana si gioca non poco del suo meritato prestigio e credibilità nazionale.

Dicevamo del contesto nazionale e sarà bene avere chiaro che non si tratta semplicemente di una esigenza –come dire- metodologica. C’è chi come l’UPI rivendica nel nuovo codice un ruolo nella approvazione dei piani dei parchi nazionali e regionali mentre altri chiedono di farlo anche per quelli di bacino. Si tratta di proposte irricevibili, da respingere al mittente ma circolano tra una indifferenza che inquieta assai. E inquieta non di meno che un certo numero di piani di parchi nazionali siano fermi in varie regioni anche da anni –ecco perché abbiamo voluto ricordare il piano delle Foreste Casentinesi che non vorremmo subisse la stessa sorte.

Al Senato si discute della legge sulla montagna che all’art 1 dice che quelle norme valgono anche per i parchi nazionali. Nessuno nel vivacissimo dibattito su Montichiello ha ricordato che in virtù del nuovo Codice Urbani l’avvocatura di Stato ha impugnato la legge regionale del Piemonte che istituisce il parco fluviale dei Gessi-Stura perché il piano d’area si occupa degli aspetti paesistici come è avviene da lunga pezza anche in Toscana. Ecco perché il dibattito sulla legge 49 incrocia rilevanti questioni anche nazionali con le quali dobbiamo misurarci. Naturalmente molta attenzione andrà rivolta alla peculiare esperienza toscana rappresentata dalle ANPIL il cui bilancio presenta non poche ombre e dopo la vicenda della Val d’Orcia anche rischi da non sottovalutare. Era giusto e tale rimane l’obiettivo di infittire la maglia delle aree protette coinvolgendo accanto ai parchi regionali e nazionali anche minori realtà locali. Ma in troppi casi questo è stato considerato più un grimaldello per

portare a casa qualche finanziamento supplementare piuttosto che una opportunità per la crescita di nuove aree protette. Non si tratterà di abrogare l’istituto ma di impedire che serva per operazioni furbe di basso profilo che discreditano in taluni casi il sistema nel suo insieme.
Ecco un dibattito che può finalmente rimettere a fuoco questioni che oggi appaiono sbriciolarsi e disperdersi nei mille rivoli di proteste, denunce, comitati e referendum dai quali è impresa improba risalire in positivo a visioni davvero ‘regionali’ ed anche nazionali.

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