[12/07/2007] Urbanistica

Urbanistica toscana: la regione accentua la partecipazione con una “Crta” dal basso

FIRENZE. Il 30 giugno i comitati di Asor Rosa si sono riuniti in una convention toscana, dispiegando tutto il loro fuoco di fila, trovando l’appoggio di grandi associazioni ambientaliste (Wwf, Fai e Italia Nostra), marcando le distanze da altre (Legambiente), tessendo alleanze politiche con almeno un pezzo della cosiddetta Sinistra radicale. Il bersaglio era soprattutto la politica regionale, ritenuta troppo generosa e disattenta verso le smanie cementificatrici a livello locale ed alla quale si chiede di essere più “centralista” nel difendere territorio e pasesaggio.

A queste critiche risponde oggi dalle pagine di Repubblica il presidente regionale Claudio Martini con una orgogliosa rivendicazione della politica urbanistica toscana: «Di che Toscana si parla? Ricordo ad Asor Rosa, Erbani e Prosperi che la Toscana è stata la prima a respingere i condoni di Berlusconi, impedendo ai furbi di sanare tanti abusi, poi abbattuti. Da noi i volumi costruiti sono fra i più bassi in Italia (1,8 metri cubi per abitante contro i 3,4 del Veneto, i 3,0 della Lombardia, il 2,3 della media nazionale: dati 2004, e stabili dal 2000). Qui c´è la più alta superficie di aree protette, di foreste e aree marine (presto un´altra nascerà nell´Arcipelago), il 50% del nostro territorio è boschivo (dato in costante crescita), solo il 10% è urbanizzato».

Ma la giunta regionale una qualche preoccupazione per l’immagine della Toscana, e per il peso politico-mediatico crescente dei comitati, la deve avere, visto che due giorni dopo il meeting fiorentino dell’arcipelago di sigle ed istanze che Asor Rosa ha riunito sotto la sua guida, è stata approvata (vedi l´Unità di oggi) una delibera che modifica la legge urbanistica 1/2005 e che, come ha detto lo stesso presidente regionale, prevede «strumenti che danno anche ai cittadini il potere di attivare direttamente controlli e verifiche».

Si tenta così di tappare il “buco” normativo, evidenziato prima da Legambiente e poi dai comitati, che ha permesso l’accadere di casi come Monticchiello attraverso un controllo di base anticipato, rovesciando in parte l’assunto dei comitati («la regione deve impedire ai comuni di violare la normativa regionale») per ampliare il potere di controllo alla base, comunque già previsto per Piani Strutturali e Regolamenti Urbanistici attraverso le “osservazioni”. Ma a questo si affianca la creazione di un meccanismo che somiglia molto alla vecchia Crta, alla commissione regionale, di cui alcuni comitati chiedevano a gran voce la resurrezione come “male minore” e che i comuni osteggiavano come appesantimento decisionale e strumento del centralismo regionale.

Con le modifiche proposte dalla delibera, il nuovo articolo 25 della legge 1/2005 prevede una conferenza fra istituzioni che dovrà controllare la conformità dei progetti edilizi con il Piano strutturale del Comune, con il piano territoriale della provincia e la pianificazione regionale, la cui attivazione potrà essere richiesta, entro 30 giorni dalla pubblicazione dell’atto sul bollettino regionale, anche da cittadini «organizzati in forme associative». Dopo un’istruttoria tecnica di 30 giorni, se la richiesta di associazioni, comitati, gruppi di cittadini o partiti verrà ritenuta fondata dall’ente a cui è stata rivolta, sarà convocata una “Conferenza interistituzionale”, con l’immediata sospensione dello strumento o dell’atto urbanistico contestato. in caso contrario occorrerà spiegare dettagliatamente il perché del non accoglimento.

La Conferenza, composta da tre rappresentanti dei comuni, tre delle province e tre della regione, ha 120 giorni di tempo per esprimere il proprio parere e se sarà negativo l’ente responsabile dell’atto dovrà adeguarsi o opporsi alla decisione motivandone la conferma.

Solo alla fine di questo procedimento la regione potrà mettere in atto le misure di salvaguardia già previste dalla legge esistente, comunque un passo in avanti, visto che finora alla regione non restava che il ricorso al Tar contro la violazione delle sue stesse norme da parte di un comune.

Un meccanismo un po’ farraginoso, non certo l’atto di imperio, il colpo di bisturi che chiedevano i comitati, ma che la giunta regionale vede come provvedimento tampone in attesa dell’approvazione del nuovo Pit che dovrebbe consentire una più stringente tutela del paesaggio a livello toscano.


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